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Umorismo, satira e parodia nelle lettere erotiche di Enrico di Isernia

Praefatio
U morismo, satira e parodia
nelle lettere erotiche di Enrico di lsernia
Francesca Battista
Hic non legas!
(Anonimo, Codex Vindobonensis 3 143, fol. 114 v1)
Segnata profondamente dalla suggestione del modello delle Heroides di Ovidio,
a partire dal XII secolo l’epistola amorosa conosce una piena fioritura assumendo
Je caratteristiche di un „sottogenere“ letterario. La dignita artistica
conferita alla scrittura epistolare rappresenta il risultato di un profondo rivolgimento
ehe coinvolge Ia societa e Ia cultura. L’emergcnza dei primi stati
centralizzati aveva condotto ad una sconosciuta quantita di produzione di
corrispondenza diplomatica e di atti ufficiai2 avente per conseguenza l’elaborazione
dei primi manuali di ars dictaminis. E proprio nel 1200 una varieta specifica
di epistole – quelle amorose – incomincia ad occupare uno spazio
importante all’intemo delle artes „dictaminali“. Non ci si deve sorprendere
quindi se durante questo periodo, Ia produzione di lettere in lingua Jatina fa Ia
sua comparsa in una grande moltitudine di mittenti e destinatari, reali, fittizi o
realisticamente rappresentati e legati ad una situazione erotica.
D’altronde, proprio in questa fase storico-culturale, l’amorc acquisisce w1
ruolo di assoluta rilevanza. Esso diviene luogo privilegiato di una speculazione
enunciata in senso religioso e in senso profano. egli stessi anni, sotto il segno
dell’amore, erompe anche una vasta produzione di lettere. Queste epistole e
collezioni di formulae sono quelle in linea generale riferite da Ruhe nella sua
opera intitolata De amasio ad amasiam, volume divenuto orrnai classico e ehe
trova un valido sussidio nella piccola antologia di Etienne Wolff, La Lettre
d’amour au Moyen-Age.
1 Richard Psik, Jnvectiva prosotetrasticha in Vlricum Polonum (Ostrava: Ostravska Universita,
2008), 24.
2 Cfr. William D. Pau, „The Early ars dictaminis as Response to a Changing Society“, in
Viator 9 (1978), 133-155; Les. Perelman, “The medieval art of Ietter writing. Rhetoric as an
lnstitutional Expression“, in Textual Dynamics of the Professions. Historical and Contemporary
Studies of Writing in Professional Communities, ed. Charles Bazerman (Madison
: University ofWisconsin Press, 1991), 97-119.
5
Reeenti ritrovamenti – eome ad esempio, quello ehe e eonsiderato il piu
antieo modello di lettera d’amore seritto da un marito a!la propria moglie,
seoperto da Franeesco Stella ed Elisabetta Bartoli nel 2009 – mostrano ehe esiste
un grande patrimonio sommerso di epistole amorose e ehe ancora molto deve
essere fatto in questo campo di indagine. Aceauto alle lettere incluse nei due
studi sopra menzionati, ve ne sono infatti altre di origine eeca ingiustamente
traseurate e ehe meritano di divenire oggetto di analisi piu approfondite. Tra
queste, si ricordano quelle contenute nel Codex Vindobonensis Palatinus 526.
Questo manoseritto eonserva infatti dictamina di origine italiana, eome quelli di
Pier delle Vigne, Pictro de Prezza, Tomrnaso di Capua, Rolandino de‘ Passaggeri,
ma anehe il „Formulario della Regina Kunhuta“ stilato in Boemia nel
XIII secolo ed in par1e legato alla figura del magister Boguslav. All ‚area eeea, si
aserivono anehe le eosiddette „epistole della eorte di Venere“ di Enrico di
Isemia,3 aleune altre sue lettere „amorose“ inedite e qualehe epistola probabilmente
attribuibile a Niebolas Tibinus. In questa sede ei si propone di foealizzare
l’attenzione sulle lettere erotiehe del dettatore di origine italiana, destinando a un
secondo a11icolo Ia disamina delle restanti.
Va subito preeisato ehe alle epistole „venusine“ di Enrieo – prezioso
materiale per Ia vita eulturale, intellettuale e per Ja retoriea medievale – si sono
interessati eselusivamente due studiosi di area slava: Vaelav Cemy in Staro-
3 I dati biografici inceni e l’incompleta conoscenza dei suoi scrini, non hanno purtroppo
consentito aUa figura di Enrico d’Jsemia di profilarsi con sufficiente precisione e rigorosa
documentazione. Profugo sotto i Pi’zemysl di Boemia, il nostro dictator fa parte di quella
fitta schiera di italiani, costretti a lasciarc l’Italia a causa delle lone guelfe-ghibelline, dell‘
intransigenza papale e delle rivendicazioni sveve. Fare luce su questo personaggio si
presenta un’impresa alq uanto ardua, perehe l’unica fonte per Ia sua biografia e rappresentata
dal le !euere. Soprattutto in anni passati un acceso dibattito ha visto fronteggiarsi due
differenti gruppi di studiosi: da una parte i sostenitori della tesi dell’esistenza di due distinti
Henricus, l’uno protonotaro di Otacaro ll, l‘ altro maestro di retorica a Vy􀛜ehrad (K.
Doskocil, H. Jirecek, V. Hruby, K. Hampe, J. Novak); dall’altra gli storici ehe invece, al
contrario, si sono mostrati convinti assenori dell ‚identificazione dei due personaggi, come
F. Palacky, J. Emler, A. Petrov e D. Tl’eWk. Recentemente ha affrontato Ia questione ancbe
Richard Psik in due suoi studi: „K teoretickemu dilu Mistra Jindl’icha z lsemie“ in Querite
primum regnum Dei: sbornik pfispevkit k pocte Jany Nechutove, ed. Helena Krmickova et
al. (Bmo: Matice moravska, 2006), 223-31 e lnvectiva prosotetrasticha in Vlricum
Polonum. Anche in Germania, si constatano interventi in merito a tale problematica da parte
di H. M. SchaUer, J. K. Hönsch. Inoltre, e opportuno ricordare, ehe nessuno studioso e riuscito
a stabilire con cenezza Ia data di nascita e Ia famiglia di provenienza di Enrico. In
merito ad una simile problematica interviene Viti ehe menziona un’interessante annotazione
posta a margine di una carta ecclesiastica stilata con ogni probabilita nel XVII secolo. Essa
fa risalire i natali dell ‚isernino al 1209 e individua nei Rampiniani il casato di appartenenza:
Sub tempore Dario Episcopi Heynrici de Ysernia vixit, ex nobili familia duxit ex qua dieuni
de Rampiniani. Habentur aliaque huiusmodi opera et literae sive notaria instrumenta in
nostra dicta Civitate. Cfr. Angelo Viti, „Un m isconosciuto memorialista sulle lotte svevopapali
nel Molise attorno al sec. XIII, i1 notaio Enrico d ‚Isemia esule alla corte di Ottokar ll
( 1209-1278)“, in Almanacco del Molise 1979, Storia, archirettura, scultura e personaggi nel
Molise del 1200 (Campobasso: Edizioni Eru1e, 1979), 99.
6
ceska milostna lyrika (La lirica amorosa dell’antica Boemia) e Jan Dienstbier4
ehe dedica w1a sezione della sua tesi di laurea all ‚analisi delle medesime.5 E nella
prospettiva di un’ottiea di insieme, Ia prima sezione del mio eontributo
ripereorrera proprio Ia storia degli studi effettuati sull’argomento. Una simile
seelta trova una fondata motivazione nella volonta di rendere maggiormente
fruibili informazioni ehe altrimenti tisulterebbero di diffieile reperibilita, perehe
trasmesse in eeeo attraverso lavori mai pubblieati o edizioni veeehie e alquanto
rare. Nella seeonda parte dell’indagine, seeondo un profilo innovative, si tentera
inveee di integrare i risultati preeedentemente ottenuti e perseguiti attraverso una
lettura delle lettere di Enrieo in ehiave cortese e di satira sociale, con un’interpretazione
delle medesime eome parodia del dietarnen epistolare fiore all‘
ocehiello nella eomiee della retorica medievale.
1 . Amore eortese e „parodia sociale“6
Il Palatium amoris
La serie di lettere della „Corte di Venere“ include alcune epistole disseminate
all’intemo del volume edito da J. Emler, Re9esta diplomatica nec non epistolaria
Bohemiae et Moraviae, II, Pragae 1882.
Sul loro sfondo un Monastero, il Sacrum Palacium Veneris e Ia eongregazione
dei fedeli d’amore. Segrctario ufficiale e il terre notarius, pre-
4 Ringrazio in modo particolare Lucie Dolezalova per il supporto e Je inf01mazioni fomitemi.
Un grazie anche a Jan Dienstbier per il suo aiuto e i suoi preziosi consigli e al Richard Psik.
5 ll titolo della tesi di laurea di Jan Dienstbiere il seguente: Osobnost Jindi’icha z lsernie z
poh/edu jeho epistolarnich formulai’u (Enrico d’lsernia dal punto di vista dei suoi dictamina).
Ai due sopra citati si aggiunge un altro studioso, J. Vilikovsky, ehe pero si limita
solo a menzionare le lettere senza approfondire l’argomento. Cfr. Jan Vilikovsky,
Pisemnictvi Ceskeho Sti’edovelat (Praha: Nakladatelstvi Universum, 1948).
6 I titoli dclle due macrosezioni di cui si compone il presente contributo richiamano Ia duplice
definizione di „parodia sociale“ e „parodia testuale“ ehe Ia studiosa M. Bayless enuclea all‘
interne della sua monografia sugli aspetti parodici della tradizione latina medievale. Riporto
qui di seguito il passo ehe specificamente ci interessa: „I define a parody as an intentionally
humoraus literary (written) text that achieves its effect by irnitating and distorting the distinguishing
characteristics of literary genres, styles, authors, or specific texts (texual
parody); or irnitating with or without distonion, litcrary genres, styles, authors, or texts
while in addition satirizing or focusing on nonliterary customs, events, or persons“ (social
parody).“ Cfr. Martha Bayless, Parody in the Middle age. The Latin Tradition (Ann Arbor:
The University ofMichigan Press, 1 996), 3).
7 ln questa serie di lettere erotiche sono incluse le epistole: 2553, 2554, 2567, 2569, 2570,
2573, 2574, 2576, 2577. – La produzione epistolografica di Enrico di Isemia e stata
parzialmente edita da Themas Dollinger, Codex epistolaris Primislai Ottocari I!. Bohemie
regis (Wien 1803); Joseph Emler, Regesta diplomatica nec non epistolaria Bohemiae et
Moraviae, 1253-1310 (Praha 1882); Kar! Rampe, Beiträge zur Geschichte der letzten
Staufer: Ungedruckte Briefe aus der Sammlung der Magisters Heinrich von Jsernia (Leipzig
1910); Aleksei Petrov, Henrici ltalici Libri formarum e tabulario Otacari ll Bohemorum
regis (Sankt Petersburg, 1 907).
7
sumibilmente autore di tutte le lettere e identifieabile nella figura di Enrieo
d’Isemia. Queste fittizio seambio epistolare, ehe avviene all’intemo di una
segreta eongregazione religiosa, ha probabilmente origine da un episodio luttuoso.
La eonsorella Dobromyra muore verosimilmente in seguito al suo allontanamento
da! eenobio. Diseesa da! mare Ia bestia blasfemie plena nominibus,
con una pestis mortifera infetta Ia lingua della giovane monaea e profanando Ia
saeralita del tempio, perturba Je menti delle religiose. Parole di timore sono
quelle ehe l’anonimo mittente traserive in questa epistola e ehe introdueono alla
serie delle lettere erotiehe. La paura riguarda in modo partieolare (precipue) il
destino del collegium ehe Ia crudelis vippera eontamina e disturba. ll eenobio e
da subito posto in una dimensione mondana aeeogliendo al suo intemo uomini
seeolari e ancillae dei, sociae,8 consorelle associate e devote alla causa d’amore.
La nequitia ehe vitupera Je spose di Cristo con verbarum obprobriis e le
dissuade dai loro onesti propositi, semina discordia e induce al peccato. Per
ovviare ad un simile male, le monacl1e sono indotte ad inviare Ia religiosa in un
altro monastero perehe in penitenza il suo spirito possa purifiearsi ed espiare Ia
eolpa eommessa.9
Questa lettera rende sommariamente l’anteeedente di un insieme di epistole
ehe si raeeolgono intomo al medesimo spazio simbolieo e eulturale di un
Saero Palazzo d‘ Amore.
Interessante notare, seeondo quanto rilevato da V. Cerny, 10 ehe Ia eompagine
e i principi teorici espressi nelle lettere – dette della „Corte di Venere“sembrano
riehiamare in modo manifeste Ia tradizione poetiea eortese, faeente
eapo al Tractatus de amore di Andrea Cappellano.
D’altronde, in entrambi i easi, al eentro del mondo rappresentato, e
esplieita Ia presenza di una eorte al eui trono siedono una reina o un rex
Amoris.11 Ne! De amore lo spazio simbolieo deseritto rimanda ad una dimensione
ultramondana e alla nan-ativa visionaria.12 Una eonsimile componente
8 Cfr. RBM II (abbreviazione di Regesta diplomatica nec non epistolaria Bohemiae et
Moraviae, U), n. 2553, p. 1009: Que fermento nequicie vestn1m corrumpens cenobium
ancillarum dei maculat venustatem [. . .}. E ancora, si ponga attenzione al passo seguente:
{. . .] sue non parcens anime in exterminium sociarum casum non timens proprium, ut
sorores alie precipicium pacientur [. . .}.
9 lbidem: Vituperatur Dobromyra et inducuntur moniales, ut eam a claustro debeant
removere. 10 Vaclav C emy, Staroceska milostna lyrika (Praha: Dmztveni prace, 1948, ristampa Praha:
11 M1ada Fronta, 1999), 238-39.
S i veda Andrea Cappellano, Trattato d’Amore, ed. Sa1vator e Battaglia (Roma: Perrella,
1947), 104 e 106: Fertur enim et est verum, in medio mundi construc/um esse palatium [. . .]
12 et infacie qualibet est porta pulcherrima valde.
La forrna letteraria adottata ha infatti come line primario Ia ricompensa di meriti e colpe
nell’aldila, mediante il racconto di un viaggio ultraterreno. Al dio Amore e delegata una
particolare facolta di giudizio ehe definisce e gestisce i precetti di comportamento amoroso:
il suo potere di sanzione stabilisce il destino oltremondano dei soggetti mediante Ia misura
dell’osservanza delle regole. Mi pennetto di rinviare al mio contributo per un eventuale
8
„ultraterrena“ e possibile riseontrare anehe nelle lettere di Enrieo, da! momento
ehe esse hanno per protagonista la Divinita, ehe dismessi gli abiti etistiani,
assume quelli pagani di Venere. Come nel De amore, anehe qui lo spazio
rappresentato pone al eentro un saero palazzo (sacre Veneris alme Palacium),
retto da un dio pagano, essere divino a eui si assoeia Ia fedelta dei suoi sudditi e
Ia saeralita dell ‚uffizio (sacre Veneris officium).
Il Giardino d’amore e Ia retoriea dell’esprit
NeUe epistole di Enrieo, oltre al Palacium amoris, sono rinvenibili altri motivi
di estrazione eortese ehe indueono ad istituire nn nuovo parallelismo eon il
Tractatus del eappellano franeese.
D’altro canto, in entrambe le eireostanze, nel testo di Andrea e nelle
lettere del dettatore molisano, Ia residenza della Divinita prevede Ia presenza di
un giardino ehe si nutre di elementi preordinati, del repertorio antieo speeifieo
del locus amoenus. Il Cappellano pero inserisee nella rappresentazione eonvenzionale
del giardino elementi nuovi e eristiani. 11 De amore infatti assoeia a
questo luogo del diletto Ia ehiusura selettiva dello spazio e colloea a! eentro di
una superfieie eireolare un albero ehe rieorda, eon Ia sua ehioma, l‘ arbor mundi
paradisiaeo.13 Tali earatteri sono desunti in parte daUa deserizione dello spazio
edenieo ehe trova il suo nucleo originario nella Genesi e Ia sua estensione extratestuale
nelle realizzazioni Ietterarie delle visiones animorum. 14
Similmente, neUe epistole di Enrico il tema amoroso si presenta sotto
forma allegorica attraverso Ia rappresentazione simboliea di un Giardino
d’amore. Il palazzo di Venere e eorredato di un prato lussureggiante omato di
ogni abbellimento, di prati fioriti e di un roseto ameno ([. . .} jloridum alme
Veneris pratum, roseturn amenum, viridarium omni pulchritudine redimitum
{. • .}).15 II tema si sviluppa eon una deserizione ampia e dettagliata nella lettera
(2567), ehe riehiama eon una eerta evidenza – seeondo quanto gia osservato da
Vaclav Cerny16 e eonfermato da Jan Dienstbier17 in seguito – le epistole della
eorte di Venere. Questa lettera si presenta nella forma di una rimostranza da
pat1e del magister Ulrieus, in merito alle iniquita subite a eausa di un altro
maestro, magister Bernardus (Querimoniose magister Ulricus inducitur, ut
approfondimento dell’argomento: Francesca Battista, I volti de/l’amore. Pluralita ed intertestualita
nel De amore di Andrea Cappe/lano (Roma: Aracne Editrice, 2010), 224.
13 Ibidem, 1 1 6-18.
14 Si veda a tal riguardo Armand Strubel, „L’allegorisation du verger courtois,“, in Vergers et
jardins dans /’univers medüJval, ed. Jean Arrouye (Aix en Provence: CUERMA, 1990),
346: „L’image du verger se siUie a la confluence d’un lieu commun, Je paysage ideal, et des
mythes paradisiaques [ . . . ]. La surcharge symbolique rend le topos particulierment apte a un
usage metaphorique. I! offre un schema coherent homogene et pn!visible, avec associations
consacrees par une longue tradition“.
15 RBM li, n. 2554, p. 1 100.
16 Cerny, Staroceska milostna lyrika, 243.
17 Dienstbier, Osobnost Jindficha z /sernie, 94-101.
9
magistrum Buch compescat ab iniurijs, quas inferebat18). La parte Jesa lamenta
di essere stata derubata di un’inesplieabile gioia (iocunditatis explicabilis), della
beatitudine del luogo di eui e stata nominata eustode. A nessun altro individuo,
eecetto lo scrivente, e coneesso di penetrare nel bellissimo viridarium e di possederne
gli areani segreti. 19 Bernardo pero, e disposto ad infrangere ogni regola
per aeeedere nello splendido bosehetto e godere Je gioie ehe questo luo􀀡o paradisiaeo
riserva. Come gia puntualizzato da entrambi gli studiosi cechi, 0 da un
rapido esame della descrizione del giardino, emergono tutti gli elementi tipici
del motivo topico del locus amoenus:
Est enim { . . .] infra huis menia civitatis quoddam viridarium speciose,
quod tante amenitatis decore tantique decoris amenitate prefulget, ut
in nullo penitus defecerit et in eo nichi/ ommiserit nature diligentis
digitus polientis. Jbi enim immense pulchritudinis specie redimita
forum iuvenescit infancia, de quibus ingens resultans redolencia prefert
suavitatis dulcedinem inaudite. { . . .} lbi cunctis generis inveniuntur
de/icie, ita ut appellari valeat altera paradisus, in cuius medio
aquis coruscans nitidis fons clarens argenteus, qui suam ad tempus
projluens murmure prati loca contermina irrigat viridantis. 21
Ne! giardino lussureggiante, si scorgono infatti prati fioriti, alberi da frutto e al
centro persino una fontana, le cui forme alludono ad un fonte battesimale,
elemento di grande portata simboliea. L’aequa e da sempre eonsiderata un
mezzo di purificazione, di rinnovamento, la sorgente di quell ‚amore simboleggiato
dal giardino. E il viridarium infatti si presenta eome una rappresentazione
tipica della cortese associazione dei piaeeri amorosi e del paesaggio
coltivato.
A dispetto dcl riehiamo ad un eontesto reale e eittadino ehe eolloeherebbe
il meraviglioso bosehetto all ‚intemo delle mura delle eitta ([ . . .] infra huius
menia civitatis, quoddam viridarium speciosi\ gli aspetti poetiei menzionati
ne rivelano pero l’autentica natura, facendorre un perfetto luogo letterario. Una
simile eonsiderazione esprime con una eerta ironia Vaclav Cerny ,23 dubitando di
quanto asserito nella Jettera in merito all’esistenza nella Praga del XIII seeolo di
un giardino simile a quelli esotiei eoltivati in India e in Egitto (ibi insercione
18 RBM li, n. 2567, p. 1 108.
19 A tal riguardo e possibile intravedere non poche analogie con il racconto in versi conosciuto
sotto il nome di Concilium Romarici Montis. Ripono i passi utili per un confronto: [ .. .]
puellis amantibus illis solis omnibus I ianua dat aditum ceteris prohibitum. llanua custodia
fuit haec Sibilia I quae ab annis teneris mi/es facta Veneris I quicquid Amor iusserat non
invita fecerat (Cfr. Concilium Romarici Montis, vv. 16-20) e Ad cuius itaque viridarij
recessus formosissimos invitatus de custodis gratia sum ad secreta intrinseca, que non licet
20 homini loqui et ad que accessus non patet singulis (Cfr. RBM II, n. 2567).
21 Dienstbier, Osobnost Jindficha z lsernie, 97-98.
RBM II, n. 2567, p. 1 108.
22lbidem.
23 Cemy, Staroceska milostna lyrika, 244.
10
continetur mirabi/i, quidquid fragrans gignit lndia et Egyptus parturit speciosi4).
Piuttosto, il viridarium sembra possedere tutti i requisiti del Juogo del
diletto, spazio simbolieo dell’amore, ehe eonosee una grande fortuna Jetteraria in
tutta l’Europa a pat1ire da! Medioevo. Di grande interesse si rivela il parallelismo
intravisto dallo studioso eeeo tra il suddetto giardino e il „Vergier de
Deduit“ del Roman de la Rose di Guillame de Lorris. Entrambi sono raffigurati
eome luoghi di una bellezza inaudita e appaiono eireondati da reeinti ehe ne
rendono diffieile l’aeeesso. Se pero nel poema allegorieo di Guillame e nel
trattato del Cappellano franeese, il giardino puo eonsiderarsi l’espressione tipiea
di un „viaggio iniziatieo“ all ‚intemo della psieologia amorosa eortese, nelle lettere
di Enrieo inveee le raffinate immagini e le stilizzazioni della poetiea
oeeitana sono usate eon un differente intento.25 I n senso ironieo – sottolinea
Dienstbier26 – deve infatti intendersi I ‚ educazione sentimentale a eui e sottoposte
Jo serivente: i toni esasperati eon eui si esprime il timore ehe Ia sua mente
volubile possa essere eorrotta dalle lusinghe di Bemardo (dum vereor, ne
volubilem mentem custodis decipiat7) eela infatti un sottile tono beffardo.28 E se
non ei si limita al livello Ietterale dell’epistola e si penetra il senso metaforieo
delle parole – eontinua lo studioso – si eoglien1 il reale timore ehe angustia il
eustode. Contrariamente alle apparenze, esso non e determinato dalla trasgressione
di una speeifiea nonnativa ([. . .} iuri gencium contrariari censetur, qui
agri exterminat terminos alieni29). La terribile paura ehe affligge Ulrieo e
piuttosto eausata dal pensiero della eventuale eondivisione del giardino (simbolo
dell’amore e della donna) eon un altro individuo (J .. .} debeatis inducere ut me
in pacifica viridarij possessione dimittat30). Questo passo, potrebbe rievocare Ia
tipiea situazione di una disputa tra amiei, due assoeiati ehe Enrieo rende
protagonisti di una diatriba simboliea e seherzosa in eui l’oggetto dcl eontendere
sarebbe rappresentato da una donna. Certo, in tal easo Ja mens volubilis di eui si
24 RBM II, n. 2567, p. 1 1 08.
25 Come gia iodicato nella tesi di Dienstbier, nonostante il giardino possa considerarsi un vero
Paradiso in terra Paradisus deliciarum e cosi essere chiamato (RMB II, n. 2567, p. I I0 8:
lbi cuncti generis inveniuntur delicie, ita ut appellari valeat altera paradisus) secondo Ia
definizione ricorrente nella letteratura oceitana, esso a ben vedere assurne nelle epistole di
Enrieo una differente eonnotazione rispetto a quella inelusa nell’immaginario eortigiano
medievale.
26 Dienstbier, Osobnost Jindficha z Isernie, I 0 I.
27 RBM ll, n. 2567, p. 1 108.
28 Una eerta ironia si rintraceia anehc nelle allusioni erotiehe fondate su arguti gioebi di parole
e doppi sensi. Colui o eolei ehe e caduto-a anche solo per una volta (qui semel cecidit
ruinosus) e ehe ha quindi eeduto alle tentazioni sessuali, ferito-a da una veloee saetta
(sitque minoris dispendij vola1ilis sagitte semel affligi wlnere), deve arrendersi ai patimenti
di un etemo languore (vite claudere terminum diutinum per languorem).
29 RBM II, n. 2567, p. I I0 8.
30 Jbidem.
11
e fatta precedentemente menzione, dovrebbe considerarsi uno specifico attributo
femminile.31
Come e possibile desurnere da quanto sinora puntualizzato secondo le tesi
interpretative esposte in precedenza in Repubblica Ceca, l’affinita della epistola
2567 con Ia poetica cortese e solamente esteriore e apparente. E in una simile
prospettiva interpretativa puo includersi l’intera serie di lettcre denominate
„Epistole della corte di Venere“.
Amor purus vs voluptas
Jnfatti nelle letterc di Enrico e completamente assente Ia concezione di amor
purus-fin ‚amor, quindi il culto dell’amore in quanto sublimazione degli istinti e
manifestazione di un ‚ascesi ehe si estrinseea nella forma di assidua e trepida
ricerea di perfezionamento interiore. Nelle epistole del dettatore molisano, l’affezione
si dimostra piuttosto nella forma di desiderio incontrollato, smisurato,
privo della mezura fondante Ia lirica occitana. E Je „leggi“ ehe trasmettono Ia
sapienza amorosa divengono un inno a Venere e all’amore passionale, eamale,
sensuale, come emerge da aleuni preeetti in esse contenuti:
nos qui ex iniuncti nobis officji debito Ieges et iura palacij tenemur
bonis filijs promulgare, vobis presencium programmate notum fiat,
quod omnes, qui predicto sacro pallacio ex professionis vinculo sunt
astricti, tenentur iuxta suarum potenciam virium ritwn, vestigia et
maneriem ame Veneris in omnibus imitari, ut sie ad firmam,
concomitancie unionem pars suo toti conveniat, pluralitati unilas
consonet et membrum a suo capite non discedat32•
Anehe nel trattato di Andrea appare ineorporata una simile intenzionalita
didattiea ehe pone Ia parola entro i limiti del sapienter amare e rivolgendosi a
coloro ehe non sanno, all‘ ignarus vulgus, 33 si dichiara trasmessa da una
normativa erotiea sulla scorta dell’insegnamento ovidiano. Il chierieo francese
distingue infatti dodici praecepta principalia e trentuno praecepta minora:
sunt et alia amoris praecepta minora, quorum tibi non expediret
auditus, quae etiam in libro ad Gualterium scripto reperies. 34
31 Cfr. Dienstbier, Osobnost Jindficha z lsernie, 102.
32 RBM IT, n. 2570, p. 1 1 1 0.
33 Tl testo di Andrea si apre con una Praefatio, in cui l’opera e presentata come un manuale di
consigli, realizzato per l’insistente richiesta di Gualterius da poco entrato nella militia
amoris. Anche nelle epistole di Enrico si ripropone l’immagine di un pubblico inesperto
ehe necessita di essere addottr inato all ‚intemo di un quadro ehe contrappone dialenicamente
scienza ed insipienza: Et ideo quoniam, sicut nostra tenet credulitas, propter palatini
habitus novitatem in mores et statuta palacij per ignoranciam aliquatenus deliquistis, [. . .}
nos {. . .} Ieges et iura palacij {. . .} tenemur bonis filijs promulgare (RBM Il, n. 2570, p.
1 1 10).
34 Cappellano, Trattaro d’Amore, 124.
12
Se pero nel Tractatus del XII seeolo l’amore diviene un fatto morale, eulturale e
razionale,35 nelle epistole di Enrico inveee esso omette l’elemento razioeinante
per dare spazio ad una dimensione puramente sensuale. In esse si rintraecia una
1ivendieazione del piaeere, seeondo una prospettiva edonistica, ehe pone il
godimento a norma e fine ultimo dell’attivita umana: viam vobis ostendat
palacii, statum cuilibet statuat et doceat semitam voluptatis. 36
Imitazione parodica della poetiea eortese e satira antielerieale
Quello ehe inoltre interessa notare, e ehe neUe lettere dell ‚isemino Ia parodia
diviene un veieolo di satira anti-eeclesiastiea. Questa e I ‚ipotesi di lettura
proposta da Jan Dienstbier37 di eui riporto qui di seguito aleuni dei passaggi
prineipali supportati da altre possibili riflessioni e ulteriori spunti interpretativi.
Come e possibile affermare seeondo quanto riseontrato dallo studioso
eeco, il proeedimento letterario utilizzato dal maestro molisano, non si limita a
produrre un effetto di „deviazione testuale“ rispetto al testo emulato, ma eon un
raggio di azione molto piu ampio, assembla elementi satiriei prendendo di mira
bersagli soeiali.
D’altronde, le lettere della eosiddetta „eorte di Yenere“, s’inseriseono
perfettamente nel quadro del rinnovamento spirituale europeo ehe a partire da!
XII sceolo penetra nella eultura dell’epoea eostruendo il mondo su nuove
fondamenta. Di questo intenso bisogno di renovatio, a eui spesso si aeeompagna
una eritica antielericalc, si deve prendere atto perehe esso lo si ritrova riflesso
nelle epistole Iegate alla figma di Emico d ‚Isemia.
A eonfemm di quanto appena detto si legga il passo seguente ehe merita
una piena eitazione:
Et ideo {. ..} vobis per amatorie sedis scripta firmiter iniugendo
mandantes, quatenus vos universaliter singule et singulariter universe
de benignitate sedis cupidinarie confidentes, nullis adhibere velitis
aures confabulacionibus monachorum, cuiuscunque coloris fuerint vel
quocunque nomine censeantur. Quia isti sunt lupi rapaces intrinsecus,
forinseca vero in superficie oculis simplicitatis mansuetudinem pretendentes.
lsti sunt scorpiones sevissimi, qui sub serenis vultis f.,lacidi
blandimentis caude mucrone confodiunt et virus letale emittunt. 8
Lo serivente, invita il destinatario a eonfermare Ia propria adesione al „eireolo
dei fedeli all’amore“, diffidando delle voei diffamanti diffuse dalle monaehe in
nome dei loro referenti superiori. D’altronde- eontinua l’autore della lettera- i
padri ehe le eonsorelle rappresentano, possiedono una natura dupliee e ambigua,
35 Cfr. Bauista, I volti dell’amore, 172-73.
36 RBM !I, n. 2554, p. 1101.
37 Si veda l’abstract della sua tesi di laurea. Dienstbier, Osobnost Jindficha z lsernie, 4: „We
argue that they bave to be viewed as satiric and anticler ical parnphlet ( … )“.
38 lbidem.
13
ehe Ii rende all’apparenza doeili e mansueti, ma nel profondo lupi rapaci,
fameliei e pronti ogni momento a tendere agguati. Queste parole ehe suggellano
Ja lettera esprimono delle aeeuse ispirate dai profondi eambiamenti soeiali e
politiei attuati nella soeieta del tempo. L’oggetto della polemiea sembra infatti
essere Ia Chiesa Romana, non piu depositaria del messaggio di Cristo, ma
divenuta ricettaeolo di corruzione e di vizio. Un sentimento ed esigenza di
rinnovamento spirituale e quello ehe genera queste parole eosi come taute delle
strofe aseritte ai eanti goliardici. A tal proposito, si confrontino i passi seguenti;
il primo tratto dall’epistola 2554, il seeondo da un anonimo carmen satirieo:
Isti sunt aspides truculente, que surde ad bonum malum patulis
auribus hauriunt et sub mellis dulcedine felleum evomunt aconitum.
Isti sunt pseudoprophete, patres ypocrisis, sophiste falsigraphi,
vulpecule callide, que versutis astuciis, suasionibus deceptivis per
versipelles insidias et .fucatam superflcietenus honestatem dammas
circumveniut et devorant circumventas. 39
Episcopi cornuti /conticuere muti, I ad predam sun parati I et
indecenter incoronati [. . .].Sicutfortes incedunt I et a Deo discendunt,
I ut leones feroces Iet ut aquile veloces lut apri frendentes exacuere
dentes, I linguas ut serpentes /pugnare non valentes I[. . .} Principes et
abbates I ceterique vates, /ceteri doctores I [. . .} sicut scripsit
propheta I Deum exacerbaverunt I et Sanctum Israel
hlasphemaverzmt. 40
Il eoinvolgimento dell’istituzione eeclesiastica negli affari terreni, eorrisponde
alla perdita dell ‚abito di santitä e purezza ehe i chieriei dovrebbero indossare.
Questi piuttosto, maseherati da profeti (pseudoprophetes), Falsi rappresentanti
del Messia, ipocriti falsigraphi, si rendono capaei, eon le piu sottili astuzie, di
circuire i malcapitati e di ingannare gli onesti41 E come sostiene l’anonimo
poeta dei versi sopra eitati, eoloro ehe dovrebbero diffondere la parola di Dio, al
contrario impreeano eon affe1mazioni blasferne eontro Ja scienza di Cristo.
lnoltre, diseonoseiuta ogni forma di spirito caritatevole, adottano una eondotta
39 Jbidem.
4° Carmina Burana, Carmina moralia et satirica, ed. Günter Bernt, Alfons Hilka e Otto.
Schumann (München: Heimeran, 1979) vv. 37-60.
41 Pseudopropheta e falsigraphus, appartengono ad un vocabolario ehe ricorre frequenterneute
nelle lettere di Enrico. Esso esprime sempre un sentimento di risentimento nei
confronti della corruzione della chiesa e dei giochi di potere legati a quelle lotte guelfeghibelline
a cui a fame le spese e Ia sua stcssa famiglia e Ia contea del Molise (Hampe,
Beiträge zur Geschichte der letzten Staufer, 77-78). Per quanto concemc l’uso della sopra
menzionata terminologia, si veda il memoriale redatto a Viterbo tra il 12 sett. e il 29 ott.
1268 diretto a dei Viris prudentibus, non ben identificati, presumibilmente appartenenti alla
corte pontificia, cercando di persuaderli della sua innocenza: in hiis etenim a directa via
devians veritatis, paralogismo te audientibus ceteris concludendo pseudopropheta et
sophista falsigrapbus es inventus et a generosa veri generositate degenerans, inregularem
protulisti nimis irregulariter falsitatem“ (cfr. Hampe, Beiträge zur Geschichte der letzten
Staufer, 96).
14
aggressiva nei confronti del prossimo, ehe Ii rende lupi rapaces nella cpistola,
leones feroces, nella strofa. D’altronde – recita il canto goliardico – i preti
„portano Je coma invece della croce“ e recano vergogna alla tonsura, perehe
avanzano come prodi e si allontano da Dio, aguzzano i denti come leoni inferociti,
vibrano Ia lingua come serpenti capaci di colpire solo a tradimento.
Tra i secoli XI e XIII si stava del resto compiendo quella svolta ehe
avrebbe condotto il Papato ad assumere i connotati di una monarchia universale
e a perdere il ruolo di guida spirituale della Cristianitä. In risposta a questi
profondi cambiamenti ehe stavano avvenendo nella cultura e societa contemporanea
incominciano ad affacciarsi Je idee di riforma della Chiesa, libera
dall’influenza dei !aici e restituita alla sua primitiva purezza. Certarnente – come
messo in luce gia da Jan Dienstbier – Je epistole „erotiche“ di Enrico avranno
subito l’influcnza di questa atmosfera culturale e a conferma di quanto affermato
ci vengono in aiuto Je stesse parole del dettatore contenute in una lettera forse
legata alla sua permanenza a Viterbo. Esse esprimono lo sfogo sincero dell’esule
ad un amico della Curia romana con un tono sarcastico ehe richiama quello
dell’epistola 2554 precedentemente citata:
Ordo enim – heu, heu quantum doleo! – clerical degenerat, ymmo! A
sancta nobili et inmaculata, primi status continentia discors, dissonus
et dehiscens, eius nec sapit regulam nec maneriem profite/ur, dumi psi
clerici humilitatis inpaciencia humane ac ruinose molem originis non
pensantes . .. 42
L’amarezza e Ia causticita ehe emergono dal passo riportato riflettono alcune
convinzioni religiose ehe rappresentano il frutto di convincimcnti interiori e di
riflessioni maturate in seguito alla circolazione di nuove idee contenute in pubblicazioni
coeve.43
Alla vena sentenziosa e morale, si affianca pero nelle lettere, anche Ia
spregiudicatezza con cui vengono esaltati I ‚amore e i piaceri terreni. Ed in
questo clima di festa, tra un boccale di vino e Ia dolce „untuosita“ dcl butTO,
I ‚ancella solennemente prepara Ja via ehe conduce alla divinita:
Ad cuius quidem vini, perfectius et melius complementum ipsum butiri
unctuositas comittetur, que ipsi tamquam pedissequa familiarius
ancillando, viam solemniter inungendo preparet, per quam tanti
numinis divinitas est itura.44
D’altronde il vino e dolce e capace di dilettare i cuori disinibendo gli animi e
predisponendoli alla libera e spontanea espressione della passione e dci sentimenti:
[. . .} De vino, non tamen de illo, quod per inperfectam decoccionem
caloris solaris vel ruditatem telluris sue ruditatis duricie consuevit
42 Ibidem, 1 1 1-12.
43 Jan Dienstbier, seguendo quanto gia indicato da Kar! Hampe, merte in evidenza Ia rilevanza
di Alanus de lnsulis come fonte indiscutibile delle lettere di Enrico.
44 RBM II, n 2269, p. l l09.
15
interiora bibencium exasperare pocius quam mulcere, quodque Bachi
plantavit non dextera sed sinistra, imo de illo, quod, sui sapori
dulcore mellifluo pallata irritat gustancium ad bibendum, et sua
subtilitate pervia queque penetrans usque ad internam cordis sedem,
velitis, si eomplacet, providere.45
Questa duplicita di sentimenti rintracciati nelle epistole di Eruico, fanno riemergere
un nuovo parallelismo eon Ia poesia goliardica, in cui al disilluso realismo
ehe rifiuta ogni esperienza mondana, effimera e fallace, si accompagna Ja
tentazione di godeme nella maggiore quantita possibile. Luogo del culto diviene
eosi la tavema, chiassoso ritrovo di studenti e di avventori ehe magnificano in
eoro Bacco.46
Nell’ebbrezza e facile abbandonarsi ai piaceri dimentieando tutto cio ehe
ei eirconda. E tra i luoghi del diletto, i Socii del sacro palazzo di Yenere sembrano
prediligere Je terme, in cui i ministri della divinita trascorrono il tempo
sommersi dai vapori dell’acqua governata da Poseidone (reetor Pelagi) e
riscaldata da Teti. Gli adepti di Amore, distesi placidamente all’intemo di
vasche circondati da ancelle (multae nimphae), sono „accarezzati“ da movimenti
sinuosi ehe stimolano Je pulsioni ed accendono i sensi.47
Secondo il punto di vista ehe lo studioso eeco propone nella sua inedita
tesi di Jaurea, queste note di piccante sensualita pervadono integralmente le
epistole con continue allusioni e calembours erotici.48 Tale dimensione sibillina
ed erotica e espressa anche nel passo seguente:
[. . .} Sie studiose eures ludere eum Franeiseo, sie eum taetu ae
blandieiis suavibusque oseulis ineseare, ut attangens fervore libidinis
45 Ibidem.
46 Carmina Burana, Carmina potoria, 200: Bacche, bene venies gratsi et optatus I per quem
noster animusfit letificatus. I Istud vinum, bonum vinum, vinum generosum, I reddit virum
curialem , probum, animosum. I Bacchus forte superans pectora virorum I in amorem
concitat animos eorum. I [. . .} Bacchus venas penetrans calido liquore I facit eas igneas
Veneris ardore. I[. . .} Omnes tibi canibus maxima preconia I te Iaudanres merito tempora
per omnia.
47 RBM TI, n. 2576, p. 1 1 1 3 : Habetis eciam in vestrafamilia nimphas multas, que ligneis cum
vasculis in balneum aquam ca//idam deferentes personas mundificant i’1troeuncium et
pntrilllm sca/pencio ministerio unquium provocantes spinan coxas fricant et tybias et usque
ad archana pectoris quandoque pertingunr. Ad quarum tantum muliebrem quasi quibusdam
carminibus incantatus persepius erigitur il/e intercoxaneus nervus agens, et injlaris venis
mirabiliter turgefactus in tangentis niphe c/ipeum sue indignacionis hastam frangere
suasque vires appetit per hasti/udium experiri.
48 Cfr. RBM ll, n. 2576, p. 1 1 1 3 : Habetis eciam servztlos et sufjletos, qui perizomata presentenr
intrantibus et aquam proiciant in fornacem, ut vapor il/e pumificus, quem fgniti
exaltant Iapides, poros recpi iant, se perizomatibus verberancium, qua pruriencium
corporum delectatio delectatio augmente/ur, dum poris lacrimantibus humor intercutaneus
derivatur.
16
lumbos suos valeat super femur tuum potentissime ac feliciter
equitare49•
Ancora meno candida della precedente, l’irnmagine dello stato famelico del
volatile ehe strugge lo scrivente e alla cui sofferenza inferta solamente Ia visita
della Austri regina puo porre rimedio: 50
De gelidi septemtrionsi climate fame volatilis altisonus clamor
insonuit, qui mira dulcedine melliens aures meas ineffabilis
dileccionis gaudiis meum animum serenavit, videlicet quod Austri
regina in secte vestibus Begnialis51 [. • .} noviter Progarn venit de
Luthmericz, sui sequens vestigia Salomonis. 52
Questi illustrati, sono aleuni dei molteplici riferimenti testuali ehe dimostrano secondo
quanto gic1 segnalato da Jan Dienstbier – Ia presenza nelle lettere di uno
specifico profilo comico-parodico. L’intenzione ironica e contenuta nell’audace
accostamento tra serieta e frivolezza, rappresentate l’una dalla lirica sentimentale
cortese, l’altra dall’erotica passionale dei goliardi. La retorica provenzale
dei poeti d’amore e tievocata per riscriveme con sostanziale infedelta le
norme convenzionali. Nelle lettere della „corte di Venere“, il superamento
scherzoso dell ‚idealizzazione dell’am01·e puro di provenienza occitana, rappresenta
l’esito superficiale di movimenti profondi ehe come un cuneo dirompente
sfocia nella satira antiecclesiastica.
2. Dielamina d’amore e „parodia testuale“
Enrico magister rethoricae
Questa serie di epistole stilate all ‚intemo della comice spaziale e simbolica del
Sacro Palazzo di Amorc possono essere analizzate anche secondo parametri
stilistico-formali.
Prima di affrontare pero direttamcnte una simile problematica, dovrebbe
pero essere considerata Ia difficolta di pervenire ad una chiara definizione della
49 RBM, n. 2573, p. I I I I .
5° Cfr. Dienstbier, Osobnosr Jindficha z lsernie, 92. Si noti Ja citazione autorevole da 1 Re 10
di un passo biblico particolarmente famoso in cui Ia regina di Saba (Austri regina), venuta a
conoscenza della grande saggezza di Salomone (sequens vestigia Salomonis), – si merte in
viaggio verso Ia sua terra (Pragam) portando con se, doni, spezie e pietre preziose. ll testo
sacro e nel caso specifico citato con un ‚intenzionalita ironico-parodica: Ia Regina del sud e
il re d’lsraele (a cui si associa Ia figura dello scrivente) sono iofatti ri-contestualizzati
all’interno di w1 quadro in cui il l’insegnamento morale cede il passo all’erotismo secondo
una spiritualitä tipica dei vaganti.
51 Come puntualizza J. Dientsbier il tennine begnialis potrebbe forse far riferirnento al movimento
delle beghine. Questa immagine della Regina di Saba vestita degli abiti ehe
indossano usualmente Je beghine, lascia trasparire, in una maniera palese, una nota ironicosatirica
ehe coinvolge ancora una volta I ‚istituzione ecclesiastica.
52 RBM, n. 2575, p. 1 1 12.
17
epistola amorosa in quanto categoria letteraria,53 conseguenza diretta della
mancanza di una precisa classificazione del dictamen. Ne! nostro caso specifico,
si deve inoltre precisare ehe le lettere analizzate, seppur si affidino alle norme
stilistiche prescritte nei manuali dictaminali, non possano definirsi dictamina.
Esse piuttosto sembrano evocare il modello con l’intenzionalita di stravolgeme
Je essenziali e piu intime specificita.
In aggiunta a quanto osservato si suggerisce anche, al fine di prevenire
erronee interpretazioni, di non ritenere la „venatura“ realistica ehe contraddistingue
le epistole una prova della loro autenticita. Molto piu probabilmente,
questi testi, oggetto d’interesse del presente contributo, sono il prodotto di
un’arte letteraria. lndirizzate solo fittiziamente al singolo destinatario, a ben
vedere esse risultano cmnposte per Ia divulgazione, per divertire un pubblico di
fini lettori, amanti degli studia humanitatis e partecipi di quell’anelito all’amore,
topos dominante nella letteratura dell ‚epoca.
Non e irrilevante, a tal riguardo, menzionare „la prima istituzione
scolastica laica sorta in Boemia“,54 fondata proprio dal quel proscritto del regno
di Napoli, Enrico d’Isernia, alla cui figura si legano le epistole della „corte di
Venere“. In questa scuola eretta su una collina della citta di Praga a Vysherad55
(Erexit in arce Wissegradensi scholam Grammaticae, Dialecticae atque
Retoricae, omnes scolares Pragae degentes, qui fieri Notarii cupiunt, vel
causarum patroni, sparsis programmatibus ad praelectiones suas invitans56), il
magister Henricus, non istruisce solamente i futuri notai, ma insegna anche le
arti liberali e specialmente Ia retorica considerata regina di tutte le scienze,
SJ Tale questione – ehe evidenti ragioni pratiche non mi consentono di affrontare in questa
sede – e stata trattata soprattutto in passato. Tra i contributi suH’argomento, celebre e quello
di Dieter SchaUer, in cui lo srudioso sostiene l’inesistenza di un „genere lettera d’amore“
come tale [„Erotische und sexuelle Thematik in Musterbriefsammlungen des 12.
Jahrhundrts“, in Fälschungen im Mittelalter. internationaler Kongress der MGH, München,
16.-19. September 1986, Teil V: Fingierte Briefe. Frömmigkeit und Fälschung, Realienfälschungen
(Hannover: Hahn, 1988), 63). In anni recenti, Barbara Newman ha dimostrato un
nuovo interesse per Ia problematica nella recensione a Constant Mews, The Lost Love
Letters of Heloise and Abelard: Perceprions of Dialogue in Twelfth-Century France (New
York: St. Manin’s Press, 1 999), in The Medieval Review 2000.01.06 (hup: //hdl.handle.net
/2022/4908), sottolineando l’esistenza di molti sottogeneri come epistola letteraria, billetdoux,
lettera originale, lettera-modello.
l4 Cfr. Jan B. Novak, „Gli italiani a Praga e in Boemia nel medioevo,“ in Rivista d’Italia 1 0
( 1 9 1 1), 14.
ll Enrico d’Isemia fonda questa scuola di notariato dopo aver lasciato il monastero di Strahov
a causa di maltrauamenti subiti dai monaci strahovoniensi: Quanta collusione mandatis
vesrris in me Canonici Strahovienses alluserinr, esri velim, non possum describere, quia
longa impediente materia, dictaminis feries fieret longa nimis, et si possim, nolo, ne
Regiam maiestatem, que arduis intenta negocjis, ex causa ram infima ad fastidium
provocarem [. . .} (cfr. Dollinger, Codex epistolari Primislai Ottocari 11, 21).
56 Jbidem, 6.
1 8
corona dell’erudizione.57 Il maestro mostra ai suoi allievi come comporre le
Jettere „ufficiali“ ma an ehe quelle letterarie, 58 da declamare in una cerchia
istruita, come quella a cui sono probabilmente dirette Je epistole deJ Palazzo di
Venere.
Che a Praga fosse fiorito un circolo culturale intomo alla figura di questo
maestro di origine italiana, e ormai dato certo e indiscutibile. Manifesta infarti
l’influenza esercitata dalla teoria retorica esportata da Enrico in Boemia, una
dottrina germogJiata e fiorita e mai piu scomparsa da quella terra. Fitta Ja schiera
di studenti e professori ehe seguono gJi insegnamenti del dettatore molisano e
cercano di redigere Je epistole secondo i suoi dettami. Di uno di loro e conservata
anche Ja collezione di epistole, conosciuta sotto il nome di Epistolario
della Regina Cunegonda s9 L’autore dovrebbe essere un suo studente, magister
et dominus Boguslaus, ehe redige delle lettere da patte di Kunhuta pcr il marito,
Otacaro ll, in viaggio per motivi politici e militari. Ci si riferisce ad una serie di
messaggi, ehe possono considerarsi dei veri e propri modelli di epistola e
ritenersi materiale assai prezioso dal punto di vista della storia dell‘ epistolografia
d’amore nel Medioevo.
Diversamente dal formulario appena menzionato, le epistole della corte di
Venere non possono includersi nella categoria dei dictamina; esse piuttosto si
presentano come una rilettura „parodica“ delle norme di retorica contenute nei
manuali del tempo. D’altronde, chi potrebbe con una consapevolezza critica piu
profonda Ieggere trasversalmente quelle formulae, parodiandone i meccanismi
retorici, lessicali, ritmo-metrici se non Enrico d’Isemia, primo teorico e magister
retoricae in Boemia? A quanto appena detto va inoltre aggiunto ehe oltre ehe di
57 Cfr Josef Ti’iska, „Prague Rhetorie and the Epistolare dietarnen (1278) of Henrieus de
Tscmia“, in Rhetorica. A Journa l of the history of rhetoric 1ll ( 1 985), 1 9 5 : Dictator e t
lati nitatis fondamento s tabi litus e t acwnine esse debet, dy alecti corum vigere et auctores
nosce, Ieges et iura non ignorcwe, hys torias lecci tasse, scire urbani tas genera et de qualibet
debet aliqui d sciencia pre libasse. Enrico inizia I a sua attivitä di insegnamento presso
Vy􀛛herad probabilmente negli anni 1273-4. Di un eerto rilievo risultano le sue prime tre
lettere con eui invita gli studenti a seguire le sue lezioni (inducumur scolares, ut insudent
gram aticae. ut passim ad studium phi los ophie pervenire) anehe perehe esse rappresentano
un elogio delle arti del trivio [cfr. Jnvi tantur sco/ares … formulai’owi lis ty Ji ndi’ich a z
Jsernie poz vani praisk:Ym idk1im ke studi u na vysehradske skole, ed. Jana Neehutova
(Bmo: Masaryskova univerzita, 2000), 16).
58 In queste lettere si rintraecia una tale passione per gli autori antiehi, una Iode profonda della
bellezza della natura e un razionalismo ehe si contrappone al dogmatismo della Chiesa e
pone le basi per lo sviluppo di uno spirito protoumanista.
59 Non esiste a tutt‘ oggi un‘ edizione critica del formulario, lavoro a cui tuttavia mi sto
dedicando da qualehe tempo. Sono stati prodoni in merito a tale eollezione di epistole solo
studi parziali. L ‚ apporto piu significativo e stato offerto da Palacky in un’edizione pero ehe
risulta essere incompleta. Cfr. Bedi’ieh Mendl. Lisry kralovny Kunhuty krali Pi’emyslovi
(Praha: Emporium, ristampa Praha: Akropolis, 1997); Josef Georg Meinen, Beitrag zur
Geschich te König Ottokar JJ (Wien 1823); Franz Palacky, Über Forme/bücher, z unächst in
Bezug auf böhmische Geschichte (Prag 1842).
19
svariate lettere ufficiali e private, il nosrro dettatore e autore di un manuale sui
colori retorici60 e di un trattato sull ‚ars dictaminis.61
L’influenza della tradizione „dictaminale“
Seguendo Je tracce di una ormai ben nota e diffusa „tradizione dictaminale“, il
protonotaro italiano, individua cinque parti nello spazio testuale di composizione
di una lettera: duabus enathimenatice, tribus perfecte, quatuor perfeccius,
quinque perfectissime integratur, sex vero indecenter conponitur et integratur
epistola. La proposta teoretica del „perfetto formato“ di un’epistola, a cui
probabilmente si ascrive quella indicata da Enrico nel suo manuale, risale al Xll
secolo e ha originc nel contesto bolognese, in eui prende piede una flolida
produzione di studi sul dictamen.62 Dope i primi esordi a Monteeassino,63 nel
1 100 I’ars dictaminis trova un favorito spazio di espressione proplio a Bologna
dove insegnano una serie di magistri, in linea generate laiei, tra eui si annoverano
Albertano Samaritano (Praecepta dictaminum), Ugo di Bologna (Rationes
dictandi prosaice), Enrico Franeigena (Aurea Gemma) e un autore anonimo
di un trattato conoseiuto con il nome di Rationes dictandi. A quest’ultimo
manuale si deve rieonoseere una eerta rilevanza, perehe valida testimonianza del
trionfo e della diffusione, a partire dal 1 1 40, del eanone bolognese sul territorio
nazionale. I preeetti prescritti nell’anonimo manuale eoneementi il formato
ideale dell’epistola presentano una qualehe analogia con Je sei parti in cui e
distinta I ‚orazione cieeroniana.64 E anche nella definizione del dietarnen di
60 Brigitte Sehaller, „Der Traktat des Heinrieb von lsemia D e eo1oribus rhetorieis“, in
Deutsches Archiv for Erforschung des M iuelal re rs 49 (1993), 1 13-53.
61 Questo trattato, da1 tito1o Ep istolare dictamen, e stato eomposto ne1 1278. Esso rappresenta
il primo manuale di ars dictam inis redatto in Boemia e si fonda sulla tradizione antiea e
italiana. Esso e stato edito da Ti’iska, „Prague Rhetorie and thc Epistolare dietamen ( 1 2 78)“,
62 183-200.
Ci si riferisee ad un fennento eulrurale e ad un profondo interesse rivolto a questa diseiplina
direttamente eonnessi alla presenza, in quell’area geografiea, dello studium giurisdizionale.
Come fa notare a ragione Alberto Yarvaro [efr. „Potere politieo e progettualita eulturale,
nel Medioevo e in Federieo II“, in Ne / segno d i Federico 11, ed. Mario de1 Treppo (Napoli:
Bibliopolis, 1987), 89], quando nella eaneelleria si afferma Ia neeessita di essere esperti di
diritto, ma anehe di eomposizione, diviene inevitabile istiruire a fianeo allo studio della
giurisprudeoza, quello dell’ars d ictaminis.
63 Aleuni srudiosi hanno individuato in Alberico di Monteeassino autore del Breviarium de
dictamine, I ‚iniziatore della dottrina epistolografiea; altri inveee hanoo ncgato al maestro Ia
patemita, attribuendola alla seuola bolognose della prima meta del XII seeolo. Il dibattito,
ehe non e aneora spento, puo finalmente avvalersi di un ‚edizione eritiea del testo [ efr.
Albericus di Monteeassino, Breviarium de dicramine. ed. Filippo Bognini (Firenze: Sismel,
Edizioni Galluzzo, 2008)].
64 D’altronde, l’ars dictaminsi puo considerarsi in parte l ‚espressione dell’adattarnento e applieazione
a doeumenti scritti, dei preeetti della retoriea antiea eoneementi l’orazione. E
probabilmente nonostante Je differenze rispetto alle nom1e classiche, nella retoric a medievale
si eontinua a eonservare Ia funzione orale del linguaggio speeifiea dell ‚antiehita.
20
Enrico, si rintraccia una simile eredita ciceroniana e quindi il lascito classico
della dimensione „orale“ del linguaggio: Epistolare dietarnen est su.fficiens et
conveniens prosaica recteque scripta perfectarum oracionum congeries.65
Che le dottrine bolognesi avessero patticolare successo, e dimostrato dall‘
immediata diffusione delle medesime anche in Francia, in Germania66 e in
Inghilterra. Questa struttura della lettera, divenuta canonica nelle artes dictaminis
del XII e XIII secolo,67 Enrico l’avra appresa non solamente per via
libresca, ma probabilmente attraverso il contatto diretto con i magistri operanti
presso Ia curia papale e lo studium di apoli, luoghi in cui e registrata la
presenza del dictator.68 Da una missiva diretta alla principessa Cunegonda, figlia
di Otacaro II, l’isemino dimostra di conoscere bene J’ambiente culturale
napoletano e l’universita fondata da Federico l l dove intomo al 1258 riceve
probabilmente l ‚incarico di una cattedra di retorica.69
L’esule di origine italiana, uniformandosi ad una tendenza tipica dei
manuali dictaminali dell’epoca, ripropone – come e stato precedentemente
sottolineato – Ia tradizionale ripartizione dell ‚epistola fissata a cinque sezioni
soffermandosi in modo particolare sulla prima delle parti da cui essa e costituita.
Tuttavia, non e fatto sorprendente ehe il dcttatore fosse interessato alla salutatio
e le dedicasse una trattazione dettagliata. Se infatti si volge un rapido sguardo
alle artes dictaminis medievali, si riscontrera, nella maggior parte dei casi, un
Anche perche, nella maggior parte dei casi, Je lettere non erano scritte in prima persona, ma
dettate ad un segretario ed inoltre Iette ad un destinatario ad alta voce. Cfr. Murphy,
Rhetoric in the Middle Ages, 195; Martin Camargo, Ars dictaminis Ars dictandi (Turnhout:
Brepols, 1991 ), 19.
65 Tfi􀋻ka, „Prague Rhctoric and the Epistolare dietarnen ( 1 278)“, 192.
66 Cfr. Murphy, Rhetoric in the Midd/e Ages, 240.
67 Haskins, definisce e spiega in maniera chiara e suecinta Ia panizione Standard dell’epistola
medievale [efr. Charles Homer Haskins, The Renaissance of the Twe/fth Century
68 (Cambridge, MA: Harvard Uuiversity Press), 1955, 143-44).
Si noti anche Ia presenza di una reeiproca influenza tra Je duc caneellerie, papale e
fedcriciana. D’altronde, non si deve traseurare il fatto ehe nella fase di costituzione della
eorte imperiale, si attestauo amiehevoli rapporti tra F ederieo II ed Onorio Ill. Cfr. Fulvio
Delle Donne, „Lo stile della eancelleria di Federieo li ed i presunti influssi arabi“, in Atti
de/I’Accademia Pontaniana N.S. 4 1 (1992), 153-64: „Ia eaneelleria federieiana, nel periodo
della sua formazioue, ebbe rapporti strettissimi eon quella papale: molti suoi funzionari
provenivano, infatti, dagli uffiei pontifiei. Anzi e molto prohabile ehe, quando Federieo si
propose di organizzare Ia propria eaneelleria, proprio Onorio III, per aiutare il giovane
imperatore, gli fornisse parte del personale oceorrente, selezionandolo dalla propria caneelleria.
Proprio Ia eancelleria romana, d’altronde, eostituiva un modello di organizzazione
e di raffmatezza stilistiea: essa, infatti, aveva un tipo di stile del tutto peculiare ehe fu
battezzato da Giovanni da Garlaudia eol nome di gregorianus, da! pontefiee Gregorio
V!II“.
69 Si veda Ia lettera indirizzata a Ctmegonda in eui Enrieo deserive l’atmosfera eulturale dello
Studium napoletano (efr. Rampe, Beiträge zur Geschichte der letzten Staufer, 1 19: Hec est
Neapolis, in qua eximius residens poetarum multiphariis eam artificiosisque studiis
decoravit eamque philosophicis dedicans discip/inis sco/am esse no/uit, quos studere
sapiencie contigisset).
2 1
aspetto comune: una prevalenza dello spazio di riflessione teoretica dedicata alle
forrnulae di saluto a discapito di altri aspetti specifici della lettera.70 Questi
magistri rethoricae, utilizzano differenti genera dicendi con lo scopo di confermare
Ia scala gerarchica sociale vigente e classificano Je due parti (mittentericevente)
secondo specifiche caratterizzazioni sociali superiores/sublirni, pares/
rnediocres, e inferioreslinfirni.11 Nell’epistolare dietarnen di Enrico, si conferrna
Ia dimensione e scopo „sociale“ delle forrnulae di saluto del tempo. Ci si rivolga
– sostiene il dettatore – al destinatario secundurn dignitatern e anteponendo il
suo nome al prop1io in caso di un superior, postponendolo invece se appartiene
ad un livello sociale inferiore:
Exigit salutacio vel humiliter vel simpliciter fanturn vel secundurn
dignitatern [. . .} erninenciori et pari preponi vel paulo eciarn inferiori,
nisi salutans dignitate fungatur, in qua principalis maioritas significatur.
Papa cunctis, quo excepto irnperator, dornini subditis et
digniores indignoribus preponuntur[. . .}. Optat salutern papa ornnibus,
cui soli cesar, huic rex, par pari vel paulo superiori vel paulo
inferiori; a Ionge vero inferioribus salus preeminentibus non optatur,
in quo eciam salutacionis fit abusus. 72
Il rnagister molisano introduce in Boemia anche Ia dimensione emozionale della
retorica medievale fondata sul binomio a.ffectus-effectus. Eloquente a tal
riguardo un passo contenuto nella Questio Cereris et Neptuni: verba sunt quasi
cfaves animi, que latentis intrinsecus mentis qualitatern reserant, et note
i/lamm, que sunt in anirno, passionum. 73 Si noti Ja somiglianza di questa definizione
della scienza retorica con quella contenuta in un’epistola di Nicola
Rocca, Stretto collaboratore di Pier delle Vigne e autore del famoso elogio del
logoteta: cum benefaciendi quibuslibet regnet in pectore vestro potentia, durn
70 Qucsto dato ormai divenuto certo e inconfutabile, si giustifica con Ia funzione sociale da
esse rivestite. La societa medievale e stmtturata secondo una rigida partizione in tre ordini.
E proprio Ia salutatio diviene garante della conservazione della sacralita di questo assetto
sociale. I dettatori, infatti sottolineano l“importanza di adattare l’incpi it della lettera allo
stato sociale dello scrivente e del destinatario.
71 Interessante notare ehe questa corrispondenza tra modus dicendi e status sociale del destinatario
dell’epistola, aspetto essenziale delle artes dictaminis occidentali, e recepito
anche in Boemia: Salutacionum varietates iuxta difef rencias personantm distribuens sti/o
convenienti utitur et impertinenter scribencium modulos ipsorum perscrutando dictamina,
arguire non veretur [cfr. Josef Emler (ed.), Petrus Zittaviensis, Cronica Aulae regiae,
Fontes rerum bohemicanun IV (Pragae I 884), 3-337).
Per quanto riguarda Ia funzione sociale delle salutationes, si veda Carol D. Lanharn,
Salutatio Fonnulas in Latin Letters to 1200: Syntax, Style, and Theory (München: Beck,
1975); Giles Constable, „The structure of Medieval Society According to the Dictatores of
the Twelfth Century“, in Law, Church and Society, Essays in Honor of Stephen Kuttner, ed.
Kenneth Pennington e Roben Somerville (Philadelphia: University of Pennsylvania Press,
1977), 253-67.
72 Ti’iSka, „Prague Rhetoric and the Epistolare dietarnen ( 1278)“, 192-93.
73 lbidem, 187.
22
reseret nemo quod plauditi et quod resecati per consequens nemo claudat.74
Questa immagine delle chiavi del euere, resa in seguito celebre da Dante („lo
son colui ehe tenni ambo le chiavi I del cor di Federige, e ehe Je volsi, I serrando
e disserrando, si soavi, I ehe da! secreto suo quase ogn’uom tolsi“, Jnf, XIJI, vv.
58-61), rappresenta una prova di un prohabile rapporto intercorso tra Enrico
d’Isernia e Ia corte federiciana. In maniera chiara e a favore di una simile congettura
si e espresso anni addietro uno dei piu esimii studiosi di nazionalita ceca,
lo storico-archivista G. Novak: „l’organizzazione del governo siciliano era ben
conosciuta da! protonotario Enrico, ehe percio aveva portato seco nella Boemia
Ia collezione di Pietro della Vigna. [ . . . ] Quando sara meglio conosciuta Ia
cancelleria di Pi’emysl Otachero Il, e quando saranno paragorrate le forme delle
sue lettere con quelle di Federico I I , si riconoscera Ia grande importanza di
Enrico ltaliano“. 75
La salutatio
Come si puo desumere da quanto sinora affermato, il nostro dettatore, uomo di
cultura del suo tempo, dimostra di conoscere ampiamente Ja retorica appresa
nelle scholae sui cui precetti fonda Ia stessa trattazione teoretica sul dictamen. E
proptio Ia perizia e profonda conoscenza di certi meccanismi linguistici, diviene
solida base di cui scrvirsi per Ieggere con distacco e consapevolezza critica le
istanze di chiusura di un codice mistificandone Je convenzionalita.
Ma verifichiamo concretamente se Je osservazioni proposte hatmo una
corrispondenza pratica nel teste. Tra Je cinque parti in cui e ripartita I ‚ epistola,
W1a cattura particolarmente I ‚attenzione ed e Ia prima. Nelle salutationes delle
„lettere della corte di Venere“ e nelle rubriche ehe Je precedono, si riscontra
d’aJtro canto, in maniera particolannente chiara ed evidente l’applicazione del
registro ironico-parodico sopra menzionato.
Riporto qui di seguito, a titolo d’esempio, gli incipit di alcune epistole in cui e
contenuta Ja salutatio76:
Laudatur quidam a devocione, instruitur de statutis palacij et actis
sibi gratibus pro vino butirum petitur. – Viro venerabili, morum
elegancia redimito domino .. . monasterij sancte Marie in Praga . . . terre
notarius salutem et oppressis manum porrigere adiutricem .
. n
Inducitur amasia, ut amasium incitet ad libidinem taliter, ut insudet
operi venereo – Ccsaree dignitatis officium, in cuius apicem noviter
turba venerea nos erexit, instantissime nos inducit, ut circa promocionem
et execucionem beneplaciti dyonei non debeamus ali-
74 Niecola da Rocca, Epistolae, ed. Fulvio Delle Donne (Firenze: Sismel edizioni del
Galluzzo, 2003), n. 2, p. 7.
15 Novak, „Gii italiani a Praga“, 12.
76 II corsivo e mio e mette in rilievo gli elementi della salutatio e Ia terminologia inclusa nel
campo semantico erotico-sensuale.
77 RBM II, n. 2569, p. I I 09.
23
quatenus esse desides vel remissi, sed pocius omni penitus occasione
postposita, ea, que ad ipsius voluntatem spectare noscuntur, exequi
solliciler studeamus. 78
Suam declarans navitatem filia meretricis scribit, ut gaudeant matris
amasii. Wulgo concepta sataque populo omnium filia domino . . . ,
forsitan patri suo, infans… nullius Premostratensis19 salutem et
frequenter librum paucorum revolvere foliorum·80
Quidam laudatur, quod predicatricem seduxerat et indicilur, quod
debeat inducere minorissam. – Viro famoso H. de Polonia, alme
Veneris cancellario novello, calcipedum predicatori .. alter tarn corde
quam nomine sibi concors salutem et istanti proposito instancius
insudare. ·81
Inducuntur meretrices ad incestum tempere camisprivii comittendum.
Presbiter Johannes, dei cupidinis gratia etferventis libidinis incentivo
sacri ypocratici quondam imperii cesar semper augustus Lucie,
venerabili Abbalisse Cacunacensi, Chunegundi eiusdem monasterii
priorisse et clericomm depredatrici omnium pergameno, ceterisque in
sacri imperii consistentibus mansione salutem et coitus assiduo studio
insudare. 82
Si constati, nei passi citati, l’osservanza delle norme sintattico-grammaticali
prescritte nei manuali dictaminali dell’epoca.
I! nome del destinatario e in dativo e accompagnato da attributi appropriati
alla sua categoria sociale. In realta solo di rado e menzionato il suo nome e
nella maggiorparte dei casi ci si riferisce al suddetto con I ‚appellativo di
dominus o di viro, con cui concordano famoso e venerabile, aggettivi qualificativi
opportunamente declinati.
Esso, come e possibile notare, trova posto all ‚intemo della frase prima del
mittente. Questa scelta indica una presunta superiorita o parita del livello sociale
di apgartenenza di colui a cui e rivolta Ia lettera rispetto a quello dello scrivente.
3 Lo schema applicabile nel caso specifico e il seguente: B (il ricevente) A
(il mittente) salutem. Yi sono pero due circastanze in cui si registra esattamente
Ia situazione inversa. La prima – quella ehe non salta immediatamente all’occhio
perehe nascosta dietro Ia lingua oscura e diffile di Enrico – cela un‘
78 RBM II, n. 2573, p. 1 1 1 1.
79 Farse in questa passa e cantenuta un’allusiane a Strahav, canventa premastratense dave e
accalta inizialmente Enrico nel prima perioda del suo soggiomo a Praga e da cui si
allantana in seguita, perehe entrato in cantrasto can gli stessi monaci.
80 RBM Il, n. 2574, p. 1 1 12.
81 RBM II, n. 2575, p. 1 1 12.
82 RBM II, n. 2577. p. 1 1 1 4.
83 In linea generale, Ja scelta di far precedere all’intema della salutatio il nomen del
destinataria a quella dell’autare della lertera, indica una superiarita a paritä di livella
saciale del prima rispetta al seconda; l‘ inversiane della posizione dei due saggetti in
questiane, camporta anche un rovesciamenta nel rappono sociale tra i due.
24
intenzionalitit ironica. Ci si riferisee all ‚incipit della lettera 2574: cio ehe si
rileva e ehe il nome del destinatario e anteposto a quello dello serivente e questo
dato laseia presumere uno status sociale superiore del primo rispetto al seeondo.
11 tono eanzonatorio deriva proprio da uno stravolgimento delle attese del
lettore: l ‚ autrice dell’epistola, colei a cui il dominus dovrebbe dirnostrare una
qualehe fom1a di rispetto, e infatti una jilia meretricis e quindi una „figlia del
popolo“ (omniumfi/ia).
Un caso simile si rintraecia anche neU ‚ultimo dei luoghi testuali eitati:
infatti il nome dell’autore dell’epistola preeede quello del rieevente; il soggetto
ehe redige Ia lettera e Presbiter Johannes, un presbitero ehe indirizza il messaggio
a Lucia, abbatissa Cacunacensi. Chi fosse il presbitero Johannes,
purtroppo non e dato saperlo ma e possibile avanzare solo supposizioni e
congetture.84 In aggiunta a quanto rilevato, si constata nelle lettere di Emico la
presenza di un altro elemento retorico tipico della sa/utatio medievale: il nome
del mittente e al nominativo e il saluto e reso in terza persona. lnfatti, nei passi
precedentemente eitati, si verifica proprio quanto appena rilevato; si presti attenzione
al caso in eui e declinato l’autore delle epistole: terre notarius (2569);
filia, infans (2574); alter (2575); Presbyter Johannes (2577).
lnoltre, cio ehe interessa notare e la eompresenza negli incipit delle lettere
di due elementi antiteei e contrastanti: da un lato un eodiee linguistieo-retorieo
„alto“ ehe rappresenta il punto di vista della cultura dominante, dall’altro una
corposa e manifesta eomponente erotiea espressa da una tetminologia e fraseologia
ehe appartiene alla sfera del venereo e ad tma tradizione posta al di fuori
del modello formalizzato.
D’altronde e una turba venerea85 quella ehe il protonotaro, Emieo d‘ lsernia,
novello Cesar86 – seeondo una appe/latio eonfaeente alla eorte federieiana govema
e dirige, faeendo rispettare gli statuti e Je norme del sacro palazzo di
84 Una pista possibile ma dai tratti piuttosto inceni, s’individua nell’associazione del soggetto
dell’epistola con l’autore di quella misteriosa missiva ehe il papa Alessandro Ill nel 1 165
riceve dall’lmperatore d’Oriente, Manuele I Comneno. Ci si riferisce alla lettera scritta in
un perfetto latino da Presbyter Johannes, re-sacerdote di un enorme regno cristiano
orientale al „di Ia del mare“ e minacciato dagli infedeli. Questa „leggenda“ di „prete
Gianni“, era d’altronde particolarmente diffusa nel medioevo e rappresentava il prodotto di
un potere cristiano desideroso di espandersi. Il presbitero Johannes, e inoltre indicato
nell’epistola (2577) con l’appellativo di Cesar Augustus, „imperatore“ di un sacro regno
definito ypocraticus e un simile aggettivo sembra richiamare le lontane terre d’oriente.
85 Cfr. RBM I!, n. 2573, p. 1 1 1 1 . Una simile espressione si rintraccia anche nel De plactu
naturae di Alanus de Insulis, probabile fonte di Enrico: Cum Veneris monstro naufraga
turba perit.
86 II richiamo all‘ esempio degli antichi e soprattutto a Cesare era molto frequente presso Ia
corte federiciana e cosi anche nelle lettere di Enrico di Isemia. Per esempio, in un’epistola
di Pietro di Prezza, per Ia mone di Federico II, [pubblicata da RudolfMichael Kloos, „Ein
Brief des Petrus de Prece zum Tode friedrichs l l .. „, in Deutsches Archiv für Erforschung
des Mittelalters 1 3 (1 957), 1 5 1-70] vi e l’espressione: ille egregius lulius primus Cesar. E
ancora, nell’elogio dell’imperatore del maestro Terrisio di Atina si rinviene una simile
formula: Cesar, Auguste, princeps mirabilis.
25
Venere. Ci si riferisee ad un’assoeiazione di amanti-amatori artieolata seeondo
un eodiee di eomportamento fondata sul sostegno e sull’assistenza reeiproea. Per
tal via si motiva Ia lettera eon Ia quale il notarius terre, ossia il dettatore
molisano, (vestrum implorans auxilium)87 si rivolge all’illustre signore del
monastero di Santa Maria a Praga.88
E si noti bene ehe tal omaggio eonsistente in butirum e vinum si seopre,
nel eorso dell’epistola, avere eonnotazioni simboliehe ehe sembrano rievoeare
l’atmosfera orgiastiea delle baeeanali,89 le feste lieenziose tenute in onore di
Baeeo segnatamente liberatorie nello sfogo dei sentimenti e delle passioni di eui
si e fatta analisi e menzione nella prima parte del nostro eontributo.
E immediate eonstatare anehe il rieorrere di aleuni Jemmi eome insudare90
– Ietteralmente sudare sopra – il quale aeeompagnato da coitus, aequisisee in
una maniera ehe non laseia alctm spazio agli equvoei, una eonnotazione erotieosensuale.
A queste parole, se ne aggiungono altre, tra eui amasia, amasius,
seduco, Iibido, meretrix, incestus, opus venereum e tutte rievoeanti un quadro
semantieo eorrelato alla passione eamale. Altro elemento da non traseurare e
rappresentato da una serie di „tubriehe“ ehe preeedono Ia salutatio e sembrano
tiehiamare i titoli ehe introdueono i dictamina solitamente eonfluenti nella
sezione dei manuali di retoriea ehiamata De amasio ad amasiam. 91 Pero, in
luogo di „easte“ riehieste d’amore rivolte da parte di giovani a faneiulle e delle
rispettive risposte (Responsum ad amicum; Rescriptum ad eandem) o di
espressioni sentimentali indirizzate da mariti a mogli (De domino ad fidelem et
marito ad uxorem et e contrario ), nelle Jettere di Enrieo, seeondo un registro
comieo, protageniste divengono meretriei (Jnducuntur meretrices ad incestum
tempore carnisprivii comittendum92), monaehe voluttuose (Quidam laudatur,
quod predicatricem seduxerat et indicitur, quod debeat inducere minorissam93),
amanti desiderosi di passioni sfrenate (Jnducitur amasia, ut amasium incitet ad
libidinem taliter, ut insudet operi venereo94). L’ironia di eui e impregnato il
87 88 Cfr. RBM II, n. 2569, p. 1109.
Forse corrisponde alla Chiesa di Santa Maria, primitivamente basilica romana, eretta nello
89 stesso periodo deJ monastero di Strabov.
Cfr. Si noti Ia descrizione della festa in onore di Venere e quindi Je vegJie notturne e i ritmi
vibranti di cembali, strumenti ehe sempre ponavano seco i compagni di Bacco, ossia i
Satiri, Je Menadi, Pan, i centauri. Cfr. RBM 1!, n. 2574, p. 1 1 12 : Gaudeal igitur Pragensis
populus universus, el illorum maxime, qui in paleslra Veneris tyronizant et noctes
consueverunt insompnes ducere, cum duorum pulsacionibus dependencium cymbalorum
vigiliarum solemnia feriantes, quia ecce nata es I eis unguncula, que sibi erit sufficiens in
nocturnalibus officiis respondere.
9° Cfr RBM II, n. 2575 e 2577.
91 Emstpeter Ruhe, De amasio ad amasiam. Zur Gattungsgeschichte des mittelalterlichen
Liebesbriefes (München: Wilhelm Fink Verlag , 1975), 135.
92 RMB II, n. 2577.
93 RMB II, n. 2575.
94 RMB Il, n. 2573.
26
testo, rappresenta il risultato di una riletrura parodica del modello-epistola
amorosa medievale.
Lapetitio
E in questo contesto culturale, non ci si puo attendere di riuscire a ricostmire il
pensiero di Enrico d’Isemia, senza volgersi alle dottrine contenute nel manuale
di riferimento del tempo sulla lettera d’amore, la Rota Veneris di Boncompagno
da Signa.
Non peraltro, quest’opera rappresenta una prohabile fonte delle „epistole
della corte di Venere“. Ecco qui di seguito lo schema di una lettera di un uomo
ehe cerca di sedurre una donna e ehe si rintraccia nel manuale del maestro
fiorentino: dopo Je iniziali formule di saluto (salutatio), segue l’elogio della
bellezza della dama e l ‚offerta di protezione e servizio (esordium o captatio
benevolentiae), quindi si descrivono gli effetti dell’amore sull’autore (narratio),
poi si formula Ja domanda della richiesta d’amore (petitio) ed infine si esprime
Ia speranza di una risposta e Ia promessa di fedelta assoJuta ed etema (conclusio).
Nelle lettere del magister molisano si assiste pero ad uno sJittamento da!
piano amoroso alla dimensione erotica: Ia struttura e lo stile dell’epistola, seppur
per ce1ti aspetti rispettino le convenzionalita del modello, non sono volti all‘
instaurazione di una relazione amorosa ma alla ricerca del piacere fine a se
stesso seguendo le nom1e ehe regolano lo statuto dei socii del Palazzo di Venere.
Emblematico a tal riguardo, il contenuto della petitio contenuta nelle suddette
epistole. Generalmente nei manuali essa e finalizzata alla formulazione della
tichiesta d’amore, qui invece a sollecitare Ia fedelta al gmppo devoto alla
Citerea, rispettando Je norme del sacrus palacium:
omnes, qui predicto sacro pallacio ex professionis vinculo sunt
astricti, tenentur iuxta suarum potenciam virium ritum, vestigia et
maneriem alme Veneris in omnibus imitari, ut sie ad firmam
concomitancie unionem pars suo toti conveniat, pluralitati unilas
consonet et membrum a suo capite non discedat.95
Una dedizione sincera ehe si dimostra attraverso un perpetuo servitium e tributum:
imperii nostri filia pudore postposito et reiecto moderamine castitatis
alme Veneri, cuius vicem geritis, tributum tenemini solvere incessanter:
vos universaliter singulas et singulariter universas tenore
presencium inducimus et rogamus, quatenus, prout vobis melius
possibilitas suffragatur, vestra corpora comptis ornatibus decorante
set ficticii coloris rubedine ad facilem decepcionis videntis tam
maxillas quam Iabia purpuranies die noctuque per vicos et plateas
95 RBM !I, n. 2570, p. 1 1 10.
27
quaslibet discurratis et alliciatis vobis obvios gestu fzcticio sophisticis
nutibus et loquela. 96
Il secretus amor
In ottemperanza alla preeettlstJea dettata dalla sedes amatoria, gli assoetatt
devono dar prova di assoluta abnegazione e lealta alla eongregazione di eui
fanno parte, eomponendo e inviando al Palacium earmina d’amore (metra
dyonea). Cio ehe preme eonsiderare, nel easo speeifieo, e l’assoluta segretezza
ehe earatterizza una simile eorrispondenza. D ‚altronde, gli autori delle poesie
non appongano ad esse il proprio nome, – puntualizza il eaneelliere – ma
piuttosto prediligano alla firma personale quella della eomunita rappresentata
dall’immagine trinita1ia: mittatis sub nomine non individue sed dividue
trinitatis97. E senza partieolari sofismi e ambiguita, si eonstata facilmente il tono
sareastico eontenuto in un simile aeeostamento: Congregazione del Palacium
Veneris e Santissima Trinita.
Questo aspetto di riservatezza ehe earatterizza lo seambio epistolare e
eonfermato dalla presenza di un signaculus eon eui il cancellarius ha il eompito
di sigillare gli stessi componimenti per eonvalidame l’autenticita ed evitare Ia
sottoposizione dei medesimi ad eventuali manomissioni.
Il sigillo, questo vineolo di segretezza, sembra riehiamare in maniera
ehiara e palese il topos del secretus amor dei dictamina amorosi medievali ehe
nella Rota Veneris rieeve una eompiuta codifieazione:
Et est notandum, quod tarn mulieres quam viri, cuiuscumque sint
ordinis vel conditionis debent epistole titulus in huiusmodi lasciviis
taliter occultare, quos si filtere ad aliquorum manus pervenerint,
nequeant de facili cognosci. 98
La tipresa di questo motivo essenziale della eorrispondenza d’amore medievale
avviene in chiave ironieo-parodica. Verifichiamo eoneretamente, prendendo
spunto da aleune delle piu eelebri lettere dell’epoea, Ia validita di una simile
asserzione. Il prineipio della diserezione a eui si affidano Je due parti in gioeo,
mittente e destinatario, nei messaggi amorosi del periodo, generalmente e
finalizzato alla salvaguardia della „purezza“ del sentimento da II ‚agguato delle
malelingue, gli invidiosi del joi, i lauzengiers „intenti a spiare l’aspirante drut
per denuneiame all’amata il benehe minimo fallo“.99 Signifieativi sono al ri-
96 REM II, n. 2577, p. 1 1 14.
97 RBM ll, n. 2569, p. 1 1 10.
98 Boncompagno da Signa, Rota Veneris. Ein Liebesbriefsteller des 13. Jahrhunderts, ed.
Friedrich Baethgen (Rom: W. Regenberg, 1 927), 1 1 . In relazione alle epistole d’amore
ioviate da w1a monaca ad un’amica, p. 22: sit secretissimum etjingamus nos ad invicem pro
re aliqua rixari, quatenus nostri amoris integritas occu/tetur.
99 Lucia Lazzerini, Letteratura medievale in lingua d’oc (Modena: Mucchi Editore, 2010),
94.
28
guardo, aleuni passi tratti dalle lettere ehe Balderico di Bourgueil indirizza a raffmate
religiose come Muriel e Costanza:
Jnterea nobis nos mutua carmina mandent, I Duxque comesque suus
sit taciturna fides. I Tu secreton4m sis conscia prima meorum I Sim
quoque secreti conscius ipse tui.
100
E ancora:
?erlege, perleetarn caute complectere cartam, I ne noceat famae
lingua maligna meae; I {. .. }. ?erlege: quicquid id est, scripsit amica
manus. 101
Anche nelle „epistole della corte di Venere“, Ia segretezza sembra parzialmente
essere volta a salvare il buon nome dei „fedeli di amore“ dal circolo dei pettegolezzi,
ma in una prospettiva etica costantemente beffarda e canzonatoria (Preterea
quod sub murmuris continencia querelantis nobis { .. .] declarastis quod
multum ammirari cogebamini { .. .])􀈞02 In riferimento ad una simile osservazione,
risulta utile sottolineare lc modalitä. con cui e giudicata e definita Ia condotta
etica dei religiosi, di coloro ehe condannano il comportamento degli associati,
professando pero un valore di moralita a cui aderiscono solo superficialmente.103
Parodia nella concidentia oppositorum
Una vena parodica e rintracciabile anche nella descrizione del palazzo di
Venere: esso e d’altronde fornito di una vcra e propria cancelleria, „ufficio“ al
quale e preposto il cancel/arius, funzionario ehe custodisce il sigillo ufficiale
dell ‚istituzione di referenza: signaculus { .. .] per manus cancellarii nostri et
eiusdem bulle signaculo sigillata. 104 Il marchio (signaculus)105 con cui l’organo
cancelleresco garantisce Ia riservatezza e autenticitä. degli atti emanati, nel caso
100 Balderico di Bourgueil, Murie/i (137), vv. 25-27, in Lettere amorose e ga/anti, ed.
Manuela Sanson ( Roma, Carocci edirore, 2005), 48-50. 101 Jbidem, Ad dominam Constantiam (200), vv. l-4, p. 64-66. 102 103 RBM Il, n. 2554, p. I I 0 0.
Questo aspetto e stato esaminato e approfondito nella prima pane del presente contributo
(efr. pp. 10-13). Si prenda in eonsiderazione anche un altro fattore rilevante: l’osservanza
della norma della diserezione sembra individuarc Ja sua primaria finalita nella fruizione di
un pieno piaeere ehe deve essere custodito gelosamente e ehe e rappresentato dal
viridarium, Giardino d’amore, su eui ci si e soffermati in precedenza riferendoci alla lettera
2569. A ben vedere, il bosehetto del magister Ulricus pare richiamare, sempre con un
registro comico, un luogo comune dei modelli di epistola amorosa medievale. Si veda a tal
riguardo Boncompagoo da Signa, Rota Veneris, 17: dum medium silencium tenerent omni a
et dies iocundissimo rempore veris s uum perageret cursum, causa venandi quoddam
intravi pomerium, infra quod d uo ri vuli decurrebant. Erant enim ibi arbores florigere,
inter quas d ulcissimus phylomenarum cacrus undique resonabat.
104 RBM II, n. 2575, p. 1 1 12.
105 Questa espressione, bulle signaculo, genera1mente e riferita agli atti emanati dalla
cancelleria papale; quindi si riscontra un nuovo riferimento sarcastico all’organo ecclesiastico.
29
delle epistole in oggetto, non e pero usato per sigillare documenti ufficiali ma
una produzione letteraria amorosa. Ancora una volta, l’applicazione del registro
scherzoso emerge dall ‚associazione di elementi tra loro incongrui e contrastanti.
Quella ehe prevale e cosi un’estetica fondata sulla concidentia oppositorum,
specifica di una compositio i n cui alla gravitas di un organo istituzionale si
accompagna Ia leggerezza della materia frivola rappresentata dalla poesia
d’amore.
D’altro canto, il motivo centrate delle lettere sin qui analizzate si rintraccia
proprio in quei versi ehe il segretario della segreta congregazione richiede ai
suoi compagni, cosi come si !egge nella conclusio di questa lettera:
Quapropier trasmisso nobis butiro, copiosas grates referentes, vos
inducimus et hortamur, quod duo adhuc alia transmittatis, quatenus
vobis delictum purgantibus, quod per ignoranciam contraxistis, pedis
forma dactilici compleatur, jiliacioni vestre cum veneretis ad Veneris
officinam hilari wltu cancellarius locum statuat et architriclini
magnificencia inclinacione trina capitis se inclinet. 106
E proprio Ia composizione di „metra dyonea“ si pone tra i requi siti essenziali e
imprescinbili per poter accedere alla sacra dimora di Venere. Non ci si deve
allora stupire se, a colui „pede carens dactilo metra“, venga imposto il divieto di
prendere parte all“‚officina cipriade“:
[ . . .} quicunque pede carens dactilo (qui constat ex tribus sillabis,
duabus scilicet subiectis brevibus uni Ionge) metra non valet
componere dyonea, nec locum obtineat in cipridis ofjicina et ipsum
cancellarius pallacij non admittat. 107
Oltre al diletto derivato dai piaceri del corpo, i congregati cercano quindi di
perseguire quello dello spirito, proclive al raccolto di buone emozioni e derivato
dal dolce suono dei dictamina purpurea di Alanus de Insulis:
Alanique libellus dictaminibus purpureis renitens transmittatur, ut
postquam gustum refecerimus ei naturali debito persoluto nostros
pascat oculos et auribus nostris an·ideat leccionis suavitas modulantis.
108
Da dichiarazioni come questa traspare assai chiaramente una sensibilita ehe
potremmo definire umanistica. Enrico d ‚I semia, amante dell‘ otium letterario
vuole coinvolgere i suoi amici in questa sua passione mandando loro versi da!
tono per lo piü faceto e invitandoli a partecipare al gioco.
E una „Musa giocosa“ ad ispirarlo e a renderlo perfetto riflesso di
un’epoca, in cui un nuovo turbinare di idee penetra nella cultura del tempo e in
una riflessione e letteratura declinate in senso religioso e in senso profano.
Secondo un principio di inversione e sovversione rispetto al modello, tma „Iet-
106 RBM II, n. 107 2570, p. 1 1 10.
108 !bidem. RBM II, n. 2569, p. 1 109.
30
teratura eamaseialesea“ prende forma all’intemo di una eomplessa e variegata
dinamiea di eonfronto, opposizione ed integrazione di elementi eontrastanti.
In una simile prospettiva, queste lettere si diehiarano affaseinanti per Ia
loro inesaulibile ambiguita e appaiono eome testi brillanti, vivaei, talvolta
spregiudieati, raramente dirompenti, ehe altemano al sareasmo le fom1e attenuate
della canzonatura. La prima impressione ehe esse eomunieano e proprio
quella di essere il risultato dello spirito eomico ehe e tratto caratteristieo del
Medioevo. Ci si riferisee ad un mondo vario e eomplesso ehe assurge l’humour
a valore di piacere universale di cui servirsi per parodiare Je convenzioni e intonare
„canti“ (ciJoij) „simili“ (napa), secondo un modularsi di voei in una
struttura per eeeellenza polifonica.
3 1
MEDIUM AEVUM
QUOTIDIANUM
64
KREMS 2012
HERAUSGEGEBEN
VON GERHARD JARITZ
GEDRUCKT MIT UNTERSTÜTZUNG DERKULTURABTEILUNG
DES AMTES DER NIEDERÖSTERREICHISCHEN LANDESREGIERUNG
KULTUR rn NIEDERÖSTERREICH .•
Titelgraphik Stephan J. Tramer
ISSN 1029-0737
Herausgeber: Medium Aevum Quotidianum. Gesellschaft zur Erforschung der
materiellen Kultur des Mittelalters, Körnermarkt 1 3 , 3500 Krems, Österreich.
Für den Inhalt verantwortlich zeichnen die Autoren, ohne deren ausdrückliche
Zustimmung jeglicher Nachdruck, auch in Auszügen, nicht gestattet ist. –
Druck: Grafisches Zentrum an der Technischen Universität Wien, Wiedner
Hauptstraße 8-10, I 040 Wien.
Inhaltsverzeichnis
Vorwort . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Francesca Battista, Umotismo, satira e parodia nelle lettere erotiche
di Enrico di Isernia ………………………………….. ………………….. 5
Jan Odstrcilik, The Effects ofChrist’s Coming into the Soul.
A Case Study on a Group of Anonymous Treatises
in Ms. Cambtidge, Corpus Christi Library 524 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 2
Katefina Homickova, My Saints: „Personal“ Relic Collections
in Bohemia before Emperor Charles IV . . . . . . . .. . . . .. . . . . . .. .. . . . . . . . . . . . . . . . 50
Elisabeth Vavra, Totentanz a la mode . .. . . . . . …. . . . . . . . .. . . . . . .. . . . . …. .. . . …. . . . . . . . . . .. . . . .. 62
Ievgen A. Khalkov, Everyday Life and Material Culture
in the Venetian and Genoese Trading Stations ofTana in the 1430s
(Based on the Study ofNotarial Documents) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ….. 84
Irina Savinetskaya, „Othering“ a Neighbour: Perccptions
of the French Body in the Early Modern German Lands . .. . . . . . . . . . . . . . . . 94
Buchbesprechw1g . . . .. . ……. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . … . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . … . . 104
Anschriften der Autorinnen und Autoren . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 08
Vorwort
Die vorliegende Ausgabe von Medium Aevum Quotidianum soll neuerlich die
Breite vermitteln, in welcher Bereiche des mittelalterlichen und frühneuzeitlichen
Alltags in der Quellenüberlieferung unterschiedlichster Inhalte, Autoren,
Datierung, Provenienz und sozialer Gmppierungen auftreten können.
Wärend sich Francesca Battista mit „erotischen“ Musterbriefen des Heinrich
von lserna aus dem dreizehnten Jalu·hundert beschäftigt, konzentriert sich
Jan Odstrcilik auf anonyme Texte böhmischer Herkunft in einer Handschrift des
vierzehnten Jahrhunderts aus der Corpus Christi Library in Cambridge, welche
sich mit dem Eintritt Gottes in die menschliche Seele auseinandersetzen. Auch
Katei‘.ina Hornlekova widmet sich Lebensäußerungen im böhmischen Raum und
zwar den Reliquiensammlungen von Angehörigen der Prager Eliten bereits vor
dem Zeitraum und den diesbezüglichen Bestrebungen Kaiser Karls IV.
Elisabeth Vavra untersucht Totentanz-Darstellungen des deutschsprachigen
Raumes aus dem fünfzehnten und sechzehnten Jahrhundert und kann feststellen,
dass die in diesen auftretenden Kleidungsdarstellungen der wiedergegebenen
Protagonisten zur Kenntlichmachung der Standeszugehörigkeit derselben
dienen sollten und nicht, um visuell auf deren standestypische Verfehlungen
hinzuweisen. Tevgen A. Khalkov untersucht die letztwilligen Verftigungen der
Bewohner der Venezianischen und Genueser Handelstationen von Tana am
Schwarzen Meer aus den Dreißigerjahren des fünfzehnten Jahrhunderts hinsichtlich
ihrer Aussagen zur materiellen Kultur und weist auf die herausragende
Stellung des Kleidungswesens hin. lrina Savinetskaya liefert Ergebnisse ihrer
Forschungen zur Konstruktion des Fremdbildes von Franzosen in deutschen
Quellen des fünfzehnten und sechzehnten Jahrhunderts und deren Verhältnis zur
Selbstbeurteilung der Deutschen.
Damit liefern die sechs Beiträge wichtige Ergebnisse zu Alltag, spiritueller
und materieller Kultur von Angehörigen unterschiedlicher sozialer Schichten
profaner und klerikaler Provenienz. Sie können dadurch mithelfen, die komparative
Erforschung mittelalterlicher und frühneuzeitlicher Lebensgestalttung
erfolgreich voranzutreiben.
Gerhard Jaritz
4

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