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Elogio della crudeltà. Aspetti della violenza nelmondo antico e medievale

Elogio della crudelta.
Aspetti della violenza nel mondo antico e medievale
LUIGI DE ANNA
Tra il 1209 e il 1229 ebbe luogo nel sud della Franeia la eosiddetta erociata
eontro gli Albigesi; nel 1209 le truppe ehe agivano sotto la guida di
Arnaldo di Citeaux espugnano Beziers, Narbona e Careassonneo Si raeeonta
ehe i eatari superstiti si rifugiarono in una ehiesa, ma il veseovo
Arnaldo ordino ehe l’edificio venisse brueiato, eondannando eosi a morte
sicura gli oeeupantio Alle rimostranze del eomandante delle truppe, ehe
gli faeeva osservare eome tra eostoro ei potessero essere anehe degli innocenti,
Arnaldo rispose: „Dio sapra riconoseere i suoi“ 0 Questo episodio e
per noi partieolarmente signifieativo, infatti l’applieazione della erudelta
da parte del rappresentante del pontefiee veniva giustifieata anehe dal
fatto ehe gli Albigesi erano stati a loro volta aecusati di violenze eontro i
monasteri e di erudelta nei eonfronti del clero, oltre ehe di essere seguaei
dell’eresia eatarao L’applieazione di una forma di violenza, ehe potremmo
definire come „giusta“ , viene quindi vista eome una eompensazione della
violenza „ingiusta“ 0 La punizione di ehi si e maechiato di erudelta riehiede
l’applieazione di una uguale, se non piu terribile, violenzao
Nel mondo antico e in quello medievale, ma qui i termini temporali
andrebbero allargati ben oltre queste due epoehe, l’aeeusa di erudelta e
quindi la richiesta di applieare una „giusta“ forma di punizione, viene utilizzata
spesso come forma di definizione del „diverso“ 0 dell'“altro da se“ 0
Per il mondo della eultura classiea, eome per quello della eultura eristiana,
la eivilta si distingue dalla barbarie anehe in quanto la prima attua una
forma di „umana“ (o „divina“) equita, mentre una delle forme sotto la
quale la barbarie si manifesta e l’eeeesso di iniquita1 o Diciamo „eeeesso“
1 J 0 Le Goff, La civilta dell’Occidente medievale (tro ito, 3 edo, Torino 1983), po 28, riporta
Je parole ehe il cronista Fredegario (VII secolo) attribuisce alla madre di un re barbarico
al quale ella intende impartire un insegnamento: „Se vuoi compiere un’impresa
e farti un nome, distruggi tutto quello ehe gli altri hanno edificato e massacra il popolo
intero ehe avrai vintoo Poiehe tu non puoi innalzare un edificio superiore a quelli costru-
81
poiche e naturale ehe le epoche passate non abbiano della crudelta la stessa
concezione ehe ne abbiamo oggi, ne ne diano la medesima definizione ehe
noi moderni le conferiamo. L’impatto della violenza, e quindi di quel
suo estremo ehe e la crudelta, era molto piu frequente di quanto non lo
sia nelle societa moderne di modello occidentale, per lo meno a livello di
massa, mentre sul piano della violenza individuale non crediamo ehe le
citta dell’Europa antica o medievale fossero piu „violente“ di quanto non
lo siano al giorno d’oggi.
Non e questa la sede per analizzare il concetto di violenza ehe, per
quanto riguarda il tema ehe stiamo trattando, possiamo comunque Iimitare
a „l’atto malvagio con cui si infligge una sofferenza“2• La crudelta
cui faremo riferimento sara dunque l’applicazione sistematica e voluta della
violenza su un piano sociale. Un’altra premessa necessaria riguarda il concetto
di „civilta“ ‚
in quanto l’accusa di crudelta e legata al pregiudizio
logocentrico, di cui l’orgoglio per la propria „civilta“ e parte essenziale.
Tale concetto si basa sulla distinzione tra il „se“ e l“‚altro da se“ , dove il
„se“ e concepito inizialmente in base a una definizione linguistica (il „barbaro“
era per il Greco chi non parlava come lui, cioe chi non possedeva
la qualita del Iogos) per evolversi poi, sempre nelle culture mediterraneocentriche,
verso una formulazione arricchita da elementi religiosi, politici,
culturali di cui l“‚altro“ non dispone o di cui dispone solo in parte. Con
acume quindi, alla fine del Cinquecento, Montaigne aveva affermato ehe
ognuno chiama barbarie cio ehe non e nei propri usi. L'“altro da se“ e
segnato infatti da differenti caratterizzazioni, ehe vanno dalla descrizione
del modo di vestire, alla scelta dei cibi, al diverso comportamento sessuale
0 sociale in generale. n „diverso“ infine e dotato, ma per eccesso, di
„qualita“ comuni anche all’uomo civile. Egli e cioe „eccessivamente“ violento,
in sostanza „eccessivamente“ crudele. Dobbiamo naturalmente sottolineare
questo „eccessivamente“ in quanto la cultura antico-medievale (in
questo indubbiamente esiste una continuita culturale) e ben cosciente del
iti dai tuoi predesessori e non vi e impresa piu bella sulla quale tu possa innalzare il
tuo nome“. Naturalmente questa „filosofia“ della crudeltä. va vista sullo sfondo di una
societä. guerriera ehe faceva della fama ottenuta in battaglia, an ehe a costo della propria
vita, il bene supremo.
2 Si veda la definizione datane da J . B. Russe!, I! diavolo nel medioevo (tr.it., Bari
1987), p. 4, sulla ba.se dello studio di J. Harris, Violence and Responsibility (London
1980).
82
fatto ehe nell’ambito della societa la violenza e quindi la erudelta esistono,
tanto ehe vede i sistemi repressivi di essa, le leggi, le istituzioni penali,
eome una forma di evoluzione e non di involuzione. D’altra parte l’uomo
di eultura oecidentale, eome l’uomo di governo, o il clerieo, ritiene anehe
ehe la barbarie si manifesti proprio quando i limiti, ehe potremmo ehiamare
„aeeettabili“ della erudelta, vengono superati. Naturalmente il problema
e quello di definire la „quantita“ 0 le earatteristiehe di questa erudelta
ammessa se non addirittura auspieabile ( eome nel easo della tortura e
del supplizio ). Infatti, eome vedremo, sara proprio il rieorso all’aeeusa di
erudelta a svolgere la funzione di diseriminante ideologiea nei eonfronti
di popoll e gruppi sociali diversi, una pratiea gia largamente in uso nella
societa romana ed ereditata e sviluppata, grazie al eontributo germanieo
e greeobizantino, in quella medievale.
Questa aeeusa di erudelta ha varie motivazioni. Forse la piu immediata
e quella della paura, in quanto per definire in modo ehiaro e inequivoeabile
il eoneetto di „nemieo“ si deve rieorrere alla sua earatterizzazione
eome „erudele“ aggressore di una stabilita e di una sieurezza esistenti.
Si spiega eosi eome a Roma la paura dei Galli porti alla loro deserizione
eome popolazioni ehe applieavano e esereitavano la erudelta nei eonfronti
dei Romani, un popolo ehe aveva dimostrato di essere tutt’altro ehe pacifieo
nel eorso della sua espansione italica, ma ehe si riteneva aggredito e
minacciato dagli invasori. Questi stessi Galli sono dunque temuti per la
loro „immanis ac barbara consuetudo“ di praticare sacrifici umani e di
ornarsi delle teste mozzate ai nemici3• Abbiamo citato l’esempio dei Galli
perehe il riferimento alla loro crudelta non si incontra nelle fonti romane
soltanto in relazione a una propaganda difensiva, ma anche aggressiva.
Naturalmente questo seeondo aspetto si rileva con maggiore evidenza nei
Commentarii di Giulio Cesare, secondo il quale presso i Galli la giustizia
e amministrata attraverso „i piu crudeli tormenti“4• Cesare pero non si
3 Si vedano Je considerazioni espresse a questo proposito da Lelia Cracco Ruggini,
Intolerance: equal and less equal in the roman world, Classical Philology 82,3 (1987)
191. Per i1 riferimento alle teste tagliate ai nemici si veda quanto ne scrive Strabone
verso Ia fine del I secolo a. C. Egli, come esempio di „barbarie“, ricorda Ia loro abitudine
di appendere al collo dei cavalli Je teste tagliate ai nemici uccisi in battaglia (Strab. IV
4,5). Sul culto della testa recisa in area celticasi veda A. Reinach, Les tetes coupees et Je
trophees en Gaule, Revue celtique 1913, 38-60 e 243-286 e P. Lambrechts, L’exaltation
de Ja tete dans Ia penses et dans l’art des Celtes (Bruges 1954).
4 Presso i Galli, racconta Cesare, i mariti hanno il diritto di vita e di morte su mogli e
83
fermo qui. Una volta eonquistata la Gallia, destinata a diventare una delle
parti piu importanti del naseente impero, diviene neeessario armonizzarla
al resto del mondo civilizzato dai Romani. Di eonseguenza Cesare proeedette
a una distinzione tra Galli · e Germani, negando, eome era stato
fatto fino ad allora, ehe essi appartenessero al medesimo eeppo eeltieo.
Al tempo stesso egli, avendo rinuneiato a eontinuare la eonquista in direzione
della Germania, doveva traeeiare un nuovo eonfine ehe dividesse
non solo due diverse aree geografiehe ma anehe due differenti mondi umani,
separati appunto dalla frontiera del Reno. A quella amministrata dai Romani
si oppone pereio la societa germaniea, earatterizzata essenzialmente
in base a tre elementi di giudizio, la feritas, la crudelitas e la adrogantia,
ehe si eontrapponevano alla virtus, alla magnitudo animi e alla sollertia dei
Galli ( e non dei Romani, si badi bene )5. La erudelta dei Galli viene eosi
sottaeiuta per motivi strategico-politici e per eontrasto si aeeentua quella
dei vieini Germani, ehe rappresentano 1′ alter orbis eon eui Roma si dovra
eonfrontare nei seeoli a venire. A ragione dunque a Cesare viene fatta
risalire quella ehe puo essere eonsiderata eome l’invenzione del eoncetto di
„barbarie germaniea“ .
L’esempio di Cesare ei induce a soffermarci su un aspetto molto importante
del nostro tema, la funzionalita dell’aeeusa di crudelta rivolta a
un popolo. Prendiamo un altro esempio, quello della lotta ehe dividera il
mondo cristiano da quello islamico. Come sappiamo, le erociate erano state
preparate da una aecurata opera di propaganda, nasee cosi, tra i tanti, il
mito del sanguinario al-Hakim (il suo regno duro dal 996 al 1021), il califfo
fatimida del Cairo, personaggio, eome lo definisce Christian Deeobert, „di
una erudelta rara“6 • Citiamo questo personaggio perehe la leggenda della
figli; quando un capo di alto lignaggio muore in modo sospetto si interrogano Ia moglie
e gli schiavi, e „si conpertum est, igni atque omnibus tormentis excruciatas interficiunt“
(BG VI 19).
5 Cesare comunque non dimentica di menzionare Ja levita&, irocundia e temerita& dei
Galli, vedi Cracco Ruggini, op. cit., p. 192.
6 C. Decobert, Al-Hakim: il califfo sanguinario, in: AA.VV., I viaggi della storia. Le
strade, i luoghi, Je figure (tr. it., Bari 1988), p. 343. Tra Je tante crudelta ehe AlHakim
commise, alcune furono rivolte contro Je donne, accusate di stimolare e nutrire
la dissolutezza. Nel 1014 al Cairo fu vietato Joro di uscire, e ai calzolai fu proibito di
vendere calzature femminili. Molti sono gli aneddoti macabri ehe sono stati tramandati,
uno di questi narra come il califfo, ehe aveva proibito alle donne di recarsi al bagno
pubblico, ve ne avesse sorprese alcune. Le disgraziate vi furono murate vive ( citato da
84
sua erudelta si era diffusa in Oeeidente anehe in eonseguenza del fatto ehe
egli perseguito i eristiani del proprio regno e nel 1009 distrusse la ehiesa del
Santo Sepolcro di Gerusalemme. Eppure, il roveseio della medaglia esiste
sempre, anehe nel eampo della erudelta, l’immagine ehe di lui ee ne ha
laseiato l’anonimo eantore delle Mille e una notte e ben altra. Al-Hakim
e lodato per la sua generosita, eome amieo e protettore dei eopti, „Strana
ironia del diseorso popolare“, eonclude Deeobert 7 •
Cio ehe a loro volta i eristiani eommisero sulla strada del Santo Sepolero
e noto, bastera rieordare i massaeri compiuti a Gerusalemme nel 1099;
eppure i eronisti della croeiata ei rammentano eon monotona assiduita le
erudelta eommesse dal nemieo. Aneora piu signifieativo e quanto aeeadde
a Costantinopoli nel 1204, una eitta eristiana, dove vennero massaerati
uomini, donne e bambini, sulla spinta, eerto non apertamente ammessa,
dell’odio religioso8 e della gelosia per le rieehezze bizantine, tanto ehe il
eronista bizantino Nieetas Choniates ebbe a dire „I Saraeeni stessi sono
buoni e eomprensivi a paragone di quella gente ehe porta la eroee di Cristo
sulla spalla“ . Eppure, erano proprio i musulmani a rappresentare l’estremo
opposto della eivilta, in difesa della quale Urban.o II a Clermont nel 1095
aveva ehiamato a raeeolta i eristiani dieendo: „Da una parte ci saranno dei
miserabili privati dei veri beni, dall’altra degli uomini rieolmi di vere rieehezze;
da una parte eombatteranno i nemiei del Signore, dall’altra i suoi
amiei“9 . La divisione e ehiara e non ammette deviazioni e l’applieazione
di questo postulato sara estensibile anehe ad altre aree geografiehe e ad
altre eonfessioni religiose {ma non si aeeettera un‘ uguale applieazione del
messaggio soeiale implieitamente eontenuto nelle parole di Urbano se si
pretendera di attuarlo all’interno del mondo eristiano ).
Nell’Europa nordorientale, tra il XII e il XIV seeolo, il rieorso alla divisione
tra „buoni“ {i eristiani d’Oeeidente) e „eattivi“ {i pagani e gli orto-
Decobert, p. 344). E‘ chiaro come qui abbia agito una forte componente sessuofoba,
peraltro non rara nelle manifestazioni della crudelta e della tortura in particolare.
7 Op. cit., p. 351.
8 Naturalmente i cristiani d’Occidente non erano i soli a lasciarsi trascinare dall’intolleranza.
Gli stessi Bizantini, all’epoca delle lotte iconoclaste, avevano dato prova
di efferatezza, infatti ai monaci sospettati di aver occultato reliquie: „venne bruciata
Ia barba o strappato il cuoio capelluto. Gli adoratori di immagini furono trucidati,
accecati, resi muti, messi al rogo“ [G. Herrn, I bizantini (tr. it., Milano 1985 ), p. 187].
9 Citato da Le Goff, op. cit., p. 160.
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dossi russi) e ampiamente giustificato dalle esigenze delle crociate ehe investono
questo angolo del continente. I Cavalieri Teutonici portano ovunque,
oltre alla croce, dolore e distruzione, ripagati con uguale moneta da Estoni,
Livoni, Semgalli, Samogizi, Lituani e Prussiani. Naturalmente le fonti
cristiane tendono a condannare i crimini commessi dai secondi e a giustificare
come necessarie le violenze dei primi, anche quando uccidono „un
cosi gran numero di non battezzati ehe molti di essi morirono affogati nel
proprio sangue“10• C’e pero anche chi si leva in difesa delle popolazioni
locali. Costoro vedono l’enormita della tragedia ehe si va consumando,
ma restano personaggi isolati, anche se investiti di grande autorita. Enrico
il Lettone nel XIII secolo rimase dunque inascoltato, e quanto lascio
nella sua Cronaca servi piuttosto a essere ascritto a gloria di Dio e della
Chiesa: „Vox exultationis et salutis christianorum! Vox in Rama! ploratus
et ululatus confusionis et perditionis paganorum. Intrant in castrum et interficiunt
populum. Parcere paganis non possunt Osilianis, nam trucidant
alios et capiunt alios. Lyvones cum Lettis circumeuntes castrum, nullum
ex eis effugere permittunt. Devictis hostibus, gaudent victores, Deo laudem
canentes. Qui David a Philisteis semper defendit, liberat et ipse suos,
victoriam dans de inimicis. Urbem capiunt, predam rapiunt, substantias,
res eximias diripiunt, equos et pecora depellunt, quod residuum est, igne
comburunt. Castrum Osilianorum vorat ignis; sed christiani spolia gaudentes
diripiunt“ 1 1 .
L a crudelta diventa strumento di giustizia divina, lo afferma l’autore
della Livländische Reimchronik (1290-1296), forse un Cavaliere membro
dell‘ Ordine teutonico, ehe narra della guerra condotta nel 1255 in Samogizia:
„ll primo fuoco ehe e arso quel giorno fu appiccato da un frate
francescano; a lui segui un domenicano.“ 12
L’incendio travolge gli uni e gli altri, le violenze dell’uno servono a
giustificare la violenza dell’altro. Resta comunque fortemente radicata
nella cultura d’Occidente questa qualificazione di „crudele“ attribuita alle
popolazioni del Baltico orientale. Allorche il cronista Gallus Anonymus
1° Citato da W. Urban, The Prussian Crusade (Lanham-London 1980), p. 312; l’episodio
si riferisce alla campagna combattuta nel 1275 contro gli Scalovi nella Sambia e
nella Sudovia (nel sud della moderna Lituania).
11 Heinrici Chronicon Lyvoniae, edd. W. Arndt- G. H. Pertz, MGH, SS germ. (Hannover
1874), IV, 30,4.
12 Livländische Reimchronik, ed. L. Meyer (Hildesheim 1963), p. 79.
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(XII secolo) descrive la Polonia si sente perc10 m dovere di avvertire:
„Verso il mare settentrionale ha per vicine tre nazioni molto feroci di barbari,
la Seleucia, la Pomerania e la Prussia, contro le quali il duca di
Polonia combatte continuamente per convertirle alla vera fede. Ma non e
riuscito a strappare i loro cuori alla perfidia con la spada della predicazione,
ne ad estirpare quella razza di vipere con la spada del massacro“ 13.
ll processo di eonquista, sia esso gestito dalla Chiesa eome dal sovrano,
giustifiea di per se l’applicazione di tali mezzi eoereitivi. Non dobbiamo
eomunque dimentieare il ruolo svolto in questo eampo dalla propaganda,
infatti il topos dell’orrore per le erudelta eommesse dai nemiei della Chiesa
e frequente e rieorrente nei doeumenti eeclesiastiei quando si tratta di
descrivere le violenze eommesse dai nemiei della Chiesa. Questo ineupire
le tinte e eerto una eredita veterotestamentaria recepita largamente dai
eronisti medievali di origine clerieale, e da un’idea effieaee della tristezza
dei tempi, ma assolve anehe alla funzione di suseitare lo sdegno dei fedeli
ehe avrebbero a loro volta aiutato, finanziariamente o militarmente, la
eroeiata.
La erudelta trova quindi una sua motivazione nella misura in eui essa
assolve allo seopo di eradieare il Male, naturalmente non verra definita
eol nome di erudelta, ma eon quello di giustizia. Cosi, per lo meno agli
oeehi della sua parte, quanto Federico I detto il Barbarossa feee ai nemiei
dell’impero e eonsiderato essere un atto di giustizia. Egli, dopo aver seonfitto
Milano, „prese il earroeeio loro, e la loro podesta eh’era figliuolo del
dogio di Vinegia, e lui e molti nobili di Milano e di Lombardia ne mando
presi in Puglia, e la detta podesta feee impieeare a Trani in Puglia sopra
un’alta torre a la marina, e gli altri pregioni, eui feee morire a tormento, e
eui in erudeli eareere“ 14.
Come ei ha ricordato Mare Bloch, tra i doveri fondamentali del re
o del barone dell’eta feudale si trova quello di difendere i sudditi eontro
la minaeeia dei nerniei esterni, una funzione ehe naturalmente puo essere
esplicata attuando la conquista nei confronti dei medesimi. A questo dovere
si aggiungono quelli di assieurare la salute spirituale del proprio popolo
( e quindi anehe di proteggerlo dall’eresia organizzata) e di fare regnare la
giustizia e la paee interna. Di conseguenza il re, in quanto e obbligato
13 Citato da Le Goff, op. cit., pp. 163-164.
14 11 brano e tratto da Giovanni Villani, Nuova cronica, ed. critica a cura di G. Porta,
I (Parma 1990), VII, 20, p. 300.
87
a portare a termine la propria missione, deve combattere gli invasori e i
malvagi; e naturale quindi, conclude Bloch, ehe egli guerreggiasse, punisse
e reprimesse molto piu di quanto amministrasse15 . Gia in epoea romana
si era pero voluto mettere un limite a questo potere ( o strapotere) del
sovrano, eonsci ehe il eattivo uso di esso poteva riportare all’interno della
societa quella violenza ehe inveee il re „giusto“ doveva applieare all’esterno
di essa. 11 eoneetto di princeps bonus e di princeps malus, ehe per i Romani
era strettamente legato a quello di clementia, viene ripreso in epoea
medievale e sintetizzato in quello di rex iustus. Suo eompito sara anehe di
restaurare, e eon quali mezzi e evidente, la giustizia anehe nell’ambito del
proprio regno allorehe la malvagita dell’uomo l’abbia eradicata. I doeumenti,
pubbliei e no, emessi dalla Chiesa di Roma fanno fede di questo suo
diritto, anzi di questo suo obbligo16• La erudelta applieata di eonseguenza
diventera aneora una volta un mezzo per restaurare la giustizia divina
offesa. Non e dunque un easo se Eginardo, ehe come e noto si ispirava alla
vita d’Augusto seritta da Svetonio, indiea in Carlo Magno l’inearnazione
della stabilitas, e cioe del giusto mezzo in realta tra la saevitia barbariea
e la dulcedo clerieale, una sintesi ehe viene a eostituire la base del nuovo
ideale di umanita, ehe trovera a sua volta la piena attuazione in quello
eavalleresco eome esemplifieato nella letteratura del XII seeolo. E, visto
ehe parliamo di Carlo Magno, uno dei grandi eroi del medioevo eristiano,
non sara superfluo rieordare ehe nel 778 eostui vendieo la seonfitta subita
dai Franehi al Süntal ad opera dei Sassoni guidati da Vitiehindo faeendo
mozzare il eapo a quattromilaeinqueeento ribelli.
Dobbiamo pero tenere presente ehe la violenza, specialmente nella sua
manifestazione piu ineontrollata, quella eioe ehe viene dettata dall’emotivita
e non solo da una seelta meditata, esplode anehe eome eonseguenza di
una paura eollettiva. La minaecia delle invasioni ehe a poeo a poeo rendono
insicura la vita del cittadino romano ha eome eorollario l’aeeentuarsi
di un atteggiamento mentale di ehiusura nei eonfronti dell“‚altro da se“,
visto ora eome eonereto perieolo per la propria sopravvivenza fisiea. La
eosiddetta „propaganda della paura“ riehiede a sua volta l’ingigantimento
dei erimini commessi dal „barbaro“ affinehe eontro di esso si possa esereitare
una uguale e eontraria violenza la quale, in quanto organizzata,
16 M. Bloch, La societa feudale (tr. it., Torino 1985), p. 458.
16 Si veda quanto cita a questo proposito F. Cardini, Il Barbarossa. Vita, trionfi e
illusioni di Federico I imperatore (Milano 1985), p. 41.
88
necessita anche di mezzi umani ed economici ehe e neeessario raeeogliere
proprio attraverso questa eampagna di informazione (o di denigrazione)
svolta dagli intellettuali del basso impero e, piu tardi, dalla Chiesa. Certo,
non si tratta sempre di esagerazioni e di mobilitazioni propagandistiche,
non dobbiamo quindi ineolpare i eronisti della tarda latinita di invenzione,
dato ehe le invasioni eosiddette barbariche effettivamente furono aeeompagnate
da orribili ondate di violenza. La loro violenza fu vista pero non
eome un fenomeno ineludibile ehe faeeva parte di una strategia militare, o
come un logieo corollario di una eampagna belliea, ma eome una punizione
evocata da Dio eontro i eristiani peeeatori. Al rinnova.rsi di ogni invasione,
si rinnovano quindi i lamenti degli uomini di Chiesa, sia nel dipingere le
distruzioni subite (basti citare quanto scrive il veseovo di Auch, Orente
a proposito della Gallia devastata nel 417) sia nel giustifieare la violenza
dell’ira divina. „Un unieo rogo ha ridotto l’intera Gallia in fumo“ eonclude
Orente, anehe se il riehiamo al fuoco ehe distrugge riporta alla mente
un’altra sua funzione, ehe e quella di purificare.
ll sovrano, da parte sua, trarra va.ntaggio da questa paura. La Chiesa,
i suoi dottori eome i suoi predieatori, la vox populi, tutti sono eoncordi
nell’affermare ehe quel nemico e un mostro ehe va colpito senza pieta. Se
solo ne avra i mezzi, il sovrano medievale ne approfittera per attacearlo,
eon la speranza naturalmente di trarre anehe piu immediati benefici dalla
guerra, sotto le spoglie di bottino o di nuove terre da unire alle proprie ( e
lo stesso ovviamente si deve dire dei suoi vassalli). La dinastia merovingica
fu quindi ben lieta di raeeogliere l’invocazione della Chiesa e di muovere
contro gli Avari, i quali anche in ragione della loro origine tureo-tatara,
erano visti come il peggiore dei popoli ehe le steppe dell‘ Asia misteriosa
avessero partorito. E visto ehe ci troviamo in questa parte d’Europa,
dovremo rieordare il easo degli Ungari, ehe agli occhi del eronista medievale
sembrano aver ereditato la ferocia degli Unni. La loro invasione, tra la fine
del IX seeolo e la meta del X , getta le popolazioni italiane, francesi e
tedesehe nel piu eupo terrore. Quando Ottone li sbaragliera nel 955 a
Lechfeld il loro massacro sembrera, finalmente, l’attuazione della giustizia
divina. Aleuni anni piu tardi (962) Ottone otterra la eorona di imperatore,
il sangue versato aveva dato il suo frutto.
Sono soprattutto le popolazioni dell’Europa orientale e settentrionale,
di quella fascia del eontinente eioe ehe per ultima entro a far parte dell’Europa
eristiana, a rappresentare agli occhi degli Oecidentali l’inearnazione
della crudelta. L’eredita unna e sentita come la matriee da eui provengono
89
le molte erudelta di eui si sono resi responsabili i Mongoli, eome narrano
eon rieehezza di dettagli i eronisti, ehe tra l’altro ci informano su eome
i kahn tatari della Crimea avessero ereato una vasta organizzazione di
prelievo degli sehiavi dai territori russi, ueraini e polaeehi. La „mietitura
delle steppe“ , come gli stessi Tatari definivano queste rapine, suscitava
la paura e lo sgomento, anche al di la del eonfine ehe separava il mondo
cristiano da quello aneora pagano o musulmano17. La fama di erudelta
accompagnera i Tatari nel corso della loro espansione, anzi li precedera.
Come raeeonta il Villani, eorreva l’anno 1241, i Tatari entrano in Ungheria
e seonfiggono l’esereito guidato dal fratello del re di Ungheria e quello
polacco di Enrico duea di Slesia „e tutta la gente, si uom.ini eome femmine
e fanciulli, misono alle spade e a morte; per la qual cagione i detti due eosi
grandi paesi e reami furono quasi diserti d’abitanti“ . Villani eosi eonclude:
„E di questa venuta de‘ Tartari fu si grande e spaventevole fama, ehe infino
in questo nostro paese si temea fortemente di loro, ehe non passassono in
Italia“18.
A un uguale risultato avevano portato i distruttivi raid eompiuti dai
Vichinghi in Occidente nel corso del IX seeolo, la cui ferocia e rimasta
impressa nelle pagine di tanti cronisti19 . Alla violenza ad extra, come
abbiamo visto, ne eorrispondeva una ad infra. Tra le piu devastanti, dobbiamo
ora passare all’osservatorio italiano, era quella di matrice politiea.
Le cronache delle lotte intestine ai comuni medievali abbondano di esempi;
a noi giovera ricorrere alla bella prosa del Villani, ehe in uno dei
passi piu famosi della Gronica ricorda l’origine del conßitto ehe divampera
a Firenze tra guelfi e ghibellini, allorche, Bondelmonte de‘ Bondelmonti,
per aver violato la promessa data a una Amidei e per aver inveee sposato
una Donati, suscito l’ira e la vendetta dei parenti della prima, i quali „si
presono il maladetto isdegno onde la eitta di Firenze fu guasta e partita“ .
La mattina di Pasqua del 1215 Bondelmonte, vestito di eandidi abiti, venne
atterrato dal suo bianco palafreno e „gli furono segate le vene e tratto a
ffine“. „E questa morte di messere Bondelmonte fu la eagione e eomineia-
17 Si veda B. Lewis, Europa barbara e infedele. I musulmani alla scoperta dell ‚Europa
(tr. it., Milano 1983), p. 191.
18 Op. cit., VII, 28, pp. 311-312.
19 Su questa immagine di crudelta ehe si ricava dalla lettura delle fonti cristiane si veda
L. De Anna, Conoscenza e immagine della Finlandia e del Settentrione nella cultura
classico-medievale (Turku 1988), pp. 110-113.
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mento delle maladette parti guelfa e ghibellina in Firenze“20. E‘ sempre
il Villani a raccontare l’episodio del conte Ugolino, reso immortale dalla
poesia di Dante. Quando, nel marzo del 1289, dopo giorni di agonia, il
conte e i suoi figli e nipoti morirono, questo esempio di crudelta non verra
dimenticato21. „Di questa crudelta furono i Pisani per l’universo mondo,
ove si seppe, forte biasimati, non tanto per lo conte, ehe per gli suoi difetti
e tradimenti era per aventura degno di si fatta morte, ma per gli figliuoli
e nipoti, ch’erano giovani garzoni e innocenti“ .
AlPinterno della societa medievale la violenza non agiva soltanto a
livello politico, ma si avvertiva anche su quello econ01nico. E‘ indubbio
ehe le miserabili condizioni in cui versava una parte del ceto inferiore, sia
urbano ehe contadino, siano da considerarsi come una forma di crudelta
applicata nei confronti di Iarghi strati della popolazione, tanto ehe essa
poteva provocare, e provoco, rivolte sanguinose e altrettanto sanguinose
repressioni. Ancora una volta la crudelta del potente si veste del manto
della giustizia, applicata implacabilmente, come nella seconda meta del
Trecento, per reprimere rivolte di contadini e ciompi22 . Una violenza del
resto pienamente accettabile agli occhi di una cultura dominante ehe aveva
gia ben ehiaro il eoneetto di „diversita“, nella quale venivano eostretti anehe
nuclei soeiali interni ai sistemi economici occidentali, quali erano quelli
appartenenti alla frangia della poverta e di ehi non rientrava in un sistema
statico ma si muoveva al di fuori di esso23• Sono pero soprattutto le implicazioni
religiose della ribellione trecentesca a eonsentire una „eaceia alle
streghe“ ehe devastera l’Europa per lungo tempo24• Le „diavolerie“, eome
venivano definite queste rivolte dai rappresentanti del potere eeclesiastico,
20 Op. cit., VI, 38, pp. 267-268.
21 E‘ iJ Villani ad informarci ehe non solo Ugolino venne lasciato morire di fame dai
Pisani, „Ma prima domandando eon grida il detto eonte penitenzia, non gli eoneedettono
frate o prete ehe ‚l eonfessasse“ (op. eit., VIII, 128, p. 595).
22 Su queste rivolte bastera rimandare a V. Rutenburg, Popolo e movimenti popolari
nell’Italia del ‚300 e ‚400 (tr.it., Bologna 1971), pp. 89 e segg.
23 A questa diversitä. del vagabondo, nei eonfronti del quale la violenza, se non proprio
la crudelta, era frequentemente indirizzata, fa riferimento B. Geremek, La stirpe di
Caino. L’immagine dei vagabondi e dei poveri nelle Ietterature europee dal XV al XVII
secolo (tr. it., Milano 1988), pp. 55 e segg. Si veda anche, sempre di Bronislaw Geremek,
il saggio „L’emarginato“, in: AA.VV., L’uomo medievale, a eura di J. Le Goff (Bari
1988), pp. 393-421.
24 M. Mollat, I poveri nel medioevo (tr. it., Bari 1987), p. 244. Su1 tema delle rivolte
91
si moltipliearono nonostante la violenza esercitata nei eonfronti dei loro
adepti.
Non possiamo addentrarei nello spinoso eampo della stregoneria e dei
fenomeni di erudelta ad essa eonnessi a eausa della vastita dell’argomento.
E‘ eomunque neeessario notare eome l’aeeusa di stregoneria sia strettamente
eonnessa a quella di eresia; eon Ja eostituzione Super illius specula
del l326 il pontefiee infatti aveva seomunieato eoloro ehe „eum morte foedus
ineunt et paetum faeiunt eum inferno“25. n pontefiee ordinava eosi
ehe ehi si era reso eolpevole di pratieare riti stregonici fosse punito eon le
medesime leggi eon le quali si eolpivano gli eretiei. Questo giustifieava a
maggior ragione l’applieazione nei loro eonfronti di ogni piu erudele pena e
eastigo, in quanto, eome affermano gli estensori del Malleus maleficarum,
Ja gravita del erimine e parifieata a qualsiasi peeeato ispirato dai diavoli26.
La severita eon eui la stregoneria viene eombattuta trova pero giustifieazione
anehe nella erudelta stessa di ehi Ia pratiea, infatti si raeeonta ehe
gli adepti rieseano a solcare l’aria grazie ad un unguento magieo rieavato
dalla earne di bambini non battezzati, di eui nel 1584 Reginald Seot riportava
due rieette. Una di queste e: „Grasso di bambini; bollito in aequa
in un reeipiente di rame, lasciando in fondo eio ehe rimane. Essi lo aeeumulano
e lo eonservano fino a quando hanno oecasione di usarlo. Vi
aggiungono sedano, aeonito, fronde di pioppo e fuliggine“27.
Naturalmente c’e da dubitare ehe la pomata esistesse veramente, lo
stesso Scot e giudieato essere un testimone poco attendibile, ma questa
erudele usanza di servirsi della carne di bambini viene menzionata anehe
in atti proeessuali piu tardi. Quando nel 1610 ad Aix venne giudieato
Louis Gaufridy, una delle aecuse piu gravi e la seguente: „Essi preparano
un banehetto, imbandendo tre tavoli … La carne ehe essi mangiano solitamente
e carne di bambini ehe essi cueinano e preparano nella sinagoga dove
contadine e delle implicazioni ad esse connesse si veda W. Rösener, I contadini nel
medioevo (tr. it., Bari 1987), pp. 279-294.
25 Citato da F. Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente medievale
(Firenze 1979), p. 72.
26 Heinrich Institor (Krämer)-Jakob Sprenger, Il martello delle streghe, Introduzione
di A. Verdiglione (5 ed., Venezia 1982), pp. 155-157; la prima edizione del Malleu& uscl
a Strasburgo nel 1486-1487.
27 Citato da M. C. Murray, Le streghe nell’Europa Occidentale (tr. it., Roma 1974), p.
127 (la prima edizione di questo studio e del 1921).
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a volte li portano vivi rubandoli nelle case in eui essi hanno la possibilita
di andare“ 28 .
Come ricorda Margaret Murray pero, „il fatto ehe mangiassero bambini
e forse una esagerazione“ . Per dirnostrare la dubbiosita di questa asserzione,
aggiungiamo, basterebbe il partieolare della sinagoga, in quanto
ei riporta ad uguali aeeuse mosse agli ebrei, si tratterebbe eioe di un topos.
L’ueeidere e il divarare i bambini rappresentava del resto gia in epoea
romana un’aeeusa „classiea“ nei confronti della strega, ehe peraltro ritroveremo
con frequenza nel corso dei secoli29 .
n „nemico“ interno alla societa eristiana, sia egli stregone 0 giudeo,
viene dunque individuato anehe in base a questa caratterizzazione di erudelta
ehe, essendo indirizzata verso la parte piu indifesa della popolazione,
non poteva non provoeare sdegno e orrore, e quindi una reazione contraria
di pari violenza, cioe la morte sul rogo. Prohabilmeute a partire dal
XVI seeolo si fa rieorso all’immagine del bambino saerificato anehe in conseguenza
dell’aeeentuato interesse sentito nei suoi confronti, una sensibilita
ehe sembra assente dalla soeieta oeeidentale fino a tutto il XV secolo30 .
Si puo percio ritenere ehe il rinnovato interessamento per la condizione
del minore renda il tema della crudelta rivolta eontro l’infanzia partieolarmente
avvertito e di conseguenza ben si presti a suscitare la reazione
dell’opinione pubblica.
L’accusa di pratieare l’immolazione del bambino rappresenta un easo
limite nell’ambito della soeieta oecidentale, vi sono infatti altre, piu eomuni
forme di pregiudizio ehe portano all’ostilita manifesta, sempre giustifieata
28 Murray, op. cit., p. 180.
29 Franeo Cardini ci rieorda eome nell’editto di Rotari si parli delle ma3cae, „donnevampiro
antropofaghe, assimilabili alle 3trige3 greche e romane“ (op. cit., p. 17).
30 Naturalmente sono da tenersi presenti 1e dovute eeeezioni, si veda il brano del Villani
ehe abbiamo eitato a proposito della morte dei giovani figli e nipoti del eonte Ugolino.
La erudelta insita nella tragedia pisana, agli oechi del Villani sta proprio nel fatto ehe
essa eolpi dei faneiu11i e giovanetti innoeenti. Nella sua eelebre invettiva eontro Pisa,
Dante Alighieri inserisee questa. motivazione:
„Che se ‚I eonte Ugolino aveva voee
d’aver tradita te delle eastella,
non dovei tu i figliuoi porre a ta1 eroee.
Innoeenti faeea 1’eta novella,
novella Tebe, Uguieeione e ‚1 Brigata
e 1i altri due ehe ‚1 eanto suso appella“(Jn/erno, XXXIII, vv. 85-90).
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sulla base di una violenza eui non si puo non rispondere. Una forma molto
comune di individuazione del „nemieo“ e quella di attribuire alle popolazioni
eonfinanti eon cui si e in contrasto per ragioni di ordine politieo,
religioso o economieo una caratterizzazione di crudelta o di „selvaticita“,
ehe e poi il primo stadio nella scala ehe porta, nel giudizio di una societa
logocentriea, alla emarginazione eulturale e quindi alle misure di ordine
pratico ehe ne derivano. Non ci dovra dunque sorprendere la frequenza
eon la quale nelle fonti antieo-medievali compare questa manifestazione di
ostilita nei eonfronti di gruppi sociali confinanti. Anehe quando le motivazioni
piu impellenti, quali quella religiosa e quella della sicurezza militare
vengono a eadere, resta il vecchio pregiudizio etnico, basato evidentemente
sia su una tradizione antiea, sia su nuovi elementi piu eontingenti, eome
la concorrenza in campo commereiale o politico. Per fare un esempio,
l’inglese Bartolomeo Anglico (prima meta del XIII seeolo) nel suo Liber
de proprietatibus rerum rappresenta gli Irlandesi come dei selvaggi e gli
Scozzesi in termini non meno sfavorevoli, e se eostoro serbano qualcosa
di buono, aggiunge, lo devono al fatto di averlo derivato dagli Inglesi31 .
Ma se qui il disprezzo e motivato solo da un orgoglio sciovinistieo, in altri
si basera su piu coinvolgenti motivazioni. L’aceusa di erudelta puo
riguardare un passato storico, sara allora il caso di Guglielmo di Malmesbury
(prima meta del XII secolo) ehe ricorda le stragi eommesse da Scotti
e Pitti nei eonfronti dei Romani (ma con toni meno crudi deserive quelle
compiute dagli Angli nei eonfronti dei Danesi)32• La stessa aeeusa riguarda
piu spesso un momento maggiormente attuale della storia di un popolo.
L’esempio migliore e quello degli abitanti della Germania, nei eonfronti
dei quali l’aeeusa di erudelta ricorre eon frequenza nelle fonti latine. I
motivi per tale caratterizzazione sono ovvi e la minaceia portata al Iimes
la giustifiea ampiamente, sia in termini di propaganda belliea ehe di paura
diffusa in seguito alle invasioni. Peraltro l’eecezione rappresentata da Tacito
non trovo molti ascoltatori a Roma, o per lo meno non tanti quanti
31 Bartholomaeus Anglicus, De genuini.s rerum coele.stium, terre.strium et inferarum
proprietatibu.s libri XVIII, Procurante G.B. Pontano (Francofurti 1601), XV, 80; su
questo argomento vedi L. Thorndike, A History of Magie and experimental Science
During the first thirteen centuries of our era (New York 1934-1947), li, p. 428.
32 „Siquidem e vestigio Scottorum et Pictorum incursione multi mortales caesi, villae
incensae, urbes subrutae, prorsus omnia ferro incendioque vastata“ (Willelmi Malmesbiriensis
monachi De Ge.sti.s Regum Anglorum Libri quinque, ed. W. Stubbs (London
1887), I, 3; per il riferimento alla strage dei Danesi ad opera degli Angli vedi II, 165 ).
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ne ebbero Cesare e Velleio Patereolo, e la sua opera di diseernimento nei
eonfronti della ferocia germaniea {ehe egli non intese affatto negare) non
sorti l’effetto di eonvineere i suoi eoneittadini della vera natura della alterita
germaniea ehe era poi, Tacito diee tra le righe, la virtu degli antiehi
Romani, il perduto mos maiorum.
ll medioevo latino raeeolse questa eredita e se ne servi per motivare
l’aggressivita dei nuovi invasori. La definizione di „erudeli“ attribuita in
piu fonti ai Longobardi deriva indubbiamente da quanto ne aveva seritto
Velleio Patereolo intorno agli inizi del I seeolo, e ehe eioe eostoro sono
una „gens etiam Germana feritate feroeior“ (Vell. II 106). Forse in questa
earatterizzazione agi anehe il eoinvolgimento diretto del eronista, tanto
quello eausato da una esperienza maturata sul eampo di battaglia, Velleio
aveva prestato servizio eome generale nella eampagna germaniea di Tiberio,
quanto quello derivato in ehi osserva, impotente, il dilagare degli invasori
nell’alto medioevo.
L’eredita della eultura classiea e qui dominante, il modello eui si devono
far risalire queste deserizioni di erudelta eompiute da popoli eonfinanti
o provenienti da aree geografiehe limitrofe si trova piu esattamente
nella letteratura greea, ehe aveva illustrato eon vivaeita la violenza impersonifieata
dai popoli dimoranti a nord e a est della Grecia. Allorehe
Erodoto deserive il modo di eombattere degli Seiti, annota: „Uno Seita
beve sempre il sangue del primo uomo ehe ha atterrato. Taglia le teste di
tutti i nemiei ehe ueeide e le porta al re“ . Come se questo non bastasse,
egli eontinua, i erani vengono seotennati e lo sealpo eosi rieavato e usato
dallo Seita eome una speeie di panno ehe poi lega alle briglie del proprio
cavallo menandone vanto. Chi puo esibire il maggior numero di questi
trofei e eonsiderato il piu valoroso di tutti. Altri guerrieri eueiono insieme
gli sealpi e ne fanno dei mantelli eome quelli ehe portano i pastori. Molti
strappano ai cadaveri dei nemiei la pelle della mano destra, insieme alle
unghie, e la usano come coperehio per la faretra. Altri infine seortieano
eorpi interi33; la pelle viene messa su sostegni di legno e portata in giro
a cavallo. Questi trofei, Erodoto (IV 64-66) ei tiene a preeisare, li ha
33 Si tratta di una pratica ehe restera nei costumi dei Thrchi, basti ricordare il celebre
esempio di Marcantonio Bragadin, scorticato vivo nel l571 dopo l’assedio di Famagosta,
ehe pero potrebbero averlo ereditato dai Bizantini. Quando Foca, ehe aveva fatto giustiziare
l’imperatore e i suoi cinque figli, venne a sua volta condannato a morte, il boia
gli tolse la pelle del corpo prima di bruciarlo. La morte dell’usurpatore (610) non ha
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visti di persona. Dalle teste dei nemiei piu odiati, aggiunge, se ne fanno
eoppe per bere. ll rito ehe aeeompagna la libagione e partieolarmente
solenne. Erodoto, fedele al suo ruolo di eronista e non di polemista, non
ealea la mano ne aeeentua i toni della deserizione. Quanto narra e del
resto suffi.eiente a suseitare l’orrore per tali eostumi. Naturalmente i Greci
non dovettero porsi il problema di indagare i motivi religiosi ehe erano
all’origine di questi rituali e per loro resto valida la earatterizzazione degli
Seiti eome selvaggi e sanguinari, una eonclusione del resto ampiamente
eonfermata dalla propria memoria storiea. Poiehe pero l’aeeusa di barbarie
legata all’usanza di reeidere il eapo dei nemiei si ripetera nel eorso
dei seeoli, tanto da giungere sino all’eta moderna (basti pensare ai fasti
rivoluzionari franeesi) dovremmo porei il problema se i Greei e i Latini, per
lo meno quelli ehe potevano eonoseere quanto serive Erodoto, non reagissero
in modo differente dal nostro di fronte a questi esempi. Sentirono eioe
veramente un moto di orrore, o inveee erano proprio loro i primi a cogliere
questa valenza saerale insita nella eefalolatria ad essi peraltro ben nota?
TI eulto per la testa reeisa, eui lo stesso Erodoto fa espresso riferimento a
proposito degli Issedoni (IV 26), ha una speeifieita saerale eomune all’area
mediterranea eome a quella extraeuropea e quindi essa non poteva essere
ignorata dal lettore di Erodoto o di ehi a lui si ispiro34•
Qualunque sia stata la reeezione dei brani eontenuti nelle Storie, resta
il fatto ehe Erodoto eonsegno alla storia la fama di erudelta ehe nei seeoli
definira i popoli della Seizia, ehe non erano poi tutti seiti, dato ehe tra essi
devono essere annoverati anehe altri di origine germaniea, iraniea e mongola.
Del resto i confini tra Seizia e mondo germanieo-seandinavo da una
parte e quello mongolo-tataro dall’altra non sono ben delineati agli oeehi
di geografi e storici dell‘ Antiehita e del medioevo. La leggenda degli Seiti
erudeli, eome quella dei Longobardi ehe pure usavano brindare eon eoppe
ricavate dai erani dei nemici, viene eonsegnata alla letteratura. Da una
parte Fazio degli Uberti e dall’altra Alessandro Manzoni ne perpetueranno
il mito della erudelta (ma non sono ehe due degli innumerevoli esempi tratti
comunque fatto mutare il giudizio dello storico: „Foca I non era ne uno statista ne un
soldato, era soltanto un mostro sanguinario“ (Herrn, op. cit., p. 174).
34 Si veda a questo proposito M.D. Papi, E come idolo „una testa d’uomo dagli occhi di
carbonchio“: l’Ordine del Tempio tra realta e leggenda, in: I Templari: mito e storia,
Atti del Convegno internazianale di studi alla Magione Tempiare di Poggibonsi-Siena,
29-31 Maggio 1987, pp. 171-177.
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dalla letteratura europea ehe in questo eampo attinse a piene mani)35• La
eonnotazione di erudelta attribuita dai Romani ai vieini orientali sembra
non fermarsi ai eonfini dell’impero, ma eoinvolge anehe la piu alta autorita
di esso. Allorehe, per motivi politiei, si vorra proeedere alla damnatio
memoriae degli imperatori, si rieorrera, eome nel easo di Massimino il
Traee, alla definizione di crudelis, eome piu volte riportato dalla Historia
Augusta, faeendo trasparire una relazione tra tale qualita e l’origine
appunto „barbarica“36.
Qui pero torniamo al tema della erudelta ad infra, ehe gioea un ruolo
importante nella definizione del nemieo, ehe e poi una delle forme sotto
eui eompare il „diverso“ nell’ambito di una soeieta. Come abbiamo visto,
se la erudelta attribuita all’avversario (sia esso politieo, o religioso, o soeiale)
lo giustifiea, eontro di lui deve essere applieata una uguale se non
maggiore violenza. Con questo ei avviciniamo ad un argomento piuttosto
eomplesso ehe non pretenderemo di esaurire, quello della erudelta impiegata
dal potere nell‘ ambito di una soeieta, avente la funzione di deterrente
nei eonfronti di quanti la minaeeiano. Lo strumento piu valido per attuare
questa forma di eostrizione, intesa naturalmente a beneficio della eomunita,
e quello della pena, eoneepita eome mortifieazione in vari gradi del
eorpo ( eioe la tortura e la pena di morte). Come aveva notato Cesare
Beeearia nel suo eelebre libello (1766), gli individui avevano aeeettato una
limitazione della propria liberta personale in nome del bene eomune, ehe
e rappresentato dalla sieurezza e dalla tranquillita. Era pero neeessario,
egli aggiunge, seoraggiare „il dispotieo animo di eiaseun uomo dal risommergere
nell’antieo eaos le leggi della societa. Questi motivi sensibili sono
le pene stabilite contro agl’infrattori delle leggi“37. Naturalmente lo seopo
35 Fazio degli Uberti, attorno alla meta del Trecento, riprende il testo di Erodoto in
questi termini nella sua descrizione della Scizia: „Qui fui ed ebbi di cio vero indizio:
ehe tanto sono acerbi li Scitauri, ehe squartan l’uom per farne sacrifizio“ (Fazio degli
Uberti, ll Dittamondo, ed. G. Corsi (Bari 1952), IV,10, vv. 85-87).
36 L’argomento e trattato nella tesi di perfezionamento di Asko Timonen (universita di
Turku). Sara utile ricordare ehe i principali motivi ehe portavano alla damnatio memoriae,
come testimoniato dal corpu8 di leggi raccolto da Giustiniano, sono i crimini di lesa
maesta, di tradimento della patria e di violenza esercitata nei confronti dell’imperatore
o dei suoi familiari, puniti con Ia morte, (per Ia relazione con Ia pena di morte si veda
Th. Mommsen, Römisches Strafrecht (Leipzig 1899), pp. 939-940 e 987-990).
37 C. Beccaria, Dei delitti e delle pene (Stockholm-Roma 1977), par. l , p. 30.
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del Beeearia era quello di giungere all’abolizione della erudelta prevista
dal sistema giudiziario sotto forma della tortura38 •
Non vogliamo, ne possiamo qui speeulare sulle motivazioni soeioeulturali
ehe portano alla diffusione della tortura eome strumento di giustizia
nelle soeieta oeeidentali, ma dobbiamo notare eome essa sia giustifieata
anehe in quanto serve, oltre ehe a rappresentare un deterrente ehe agisee
a priori, a riparare i torti fatti da un’altra violenza, ehe viene definita, sia
su un piano legale eome su un piano morale, „ingiusta“ . Naturalmente il
problema qui sta nel valutare l’equanimita dell’applieazione della tortura,
infatti la punizione viene inßitta anehe, ma non soltanto, nei eonfronti
di quelle eomponenti soeiali ehe non sono assimilabili al modello eui si
ispira la classe dominante, sia esso politico 0 religioso. n „diverso“ insomma
e eombattuto prima eon le armi della persuasione, poi eon quelle
della violenza organizzata dalla classe dominante. n tema della storia della
tortura in Oeeidente e stato in generale visto piuttosto eome una storia
dell’aberrazione umana, ma ad essa vanno rieondotte anehe motivazioni
quali la neeessita di difendersi e di reagire eontro eomponenti disgreganti
della soeieta. Si ha infatti la sensazione ehe, su un piano piu vasto e quindi
organizzato, la tortura sia nata piuttosto eome reazione nei eonfronti di tali
gruppi e non soltanto eome mezzo di estorsione di verita naseoste o eome
sadiea punizione di singoli erimini. La tortura del resto si differenzia dal
supplizio in quanto non ha eome seopo principale la morte del eondannato,
ma piuttosto la sua sofferenza, ehe deve protrarsi il piu a lungo possibile,
anehe se spesso si eonclude eon la morte. n eoneetto e eioe quello di espiazione,
il ehe ei riporta alla natura primaria del saerifieio, ehe e quella
della purifieazione (attraverso il sangue della vittima).
In Oeeidente, la tortura sembra essersi sviluppata soprattutto nell‘
ambito della soeieta eristianizzata, mentre quella barbariea appliea una
giustizia meno raffinata e piu sbrigativa39• Per i eosiddetti „barbari“ esiste
solo la vita o la morte e non ci sono altre alternative, per l’uomo di legge
cristiano la via ehe porta al)a morte deve essere lunga e dolorosa. Questa
eoneezione traspare piu tardi nella formulazione della tortura come pena
protratta nel tempo ehe precede e anticipa le pene eterne dell’inferno.
38 Op. cit., par. 16, pp. 78-90.
39 A questa conclusione giunge A. Frescaroli, La tortura attraverso i secoli {Milano
1970), p. 101. Per la storia della tortura in Occidente e ancora valido H. C. Lea,
L’ingiustizia della giustizia (tr.it., ediz. anastatica Genova 1989), pp. 441-611.
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L’inferno dantesco non a caso e infatti una enorme prigione in cui i diavoll
torturano sotto varie forme le anime dei dannati, usando tra l’altro
strumenti ehe non sono frutto dell’invenzione dantesca ma della societa repressiva
medievale. Indubbiamente i pagani non erano riusciti a inventare
supplizi altrettanto raflinati di quelli ehe i cristiani applicano nei loro confronti.
E non solo, fin dall’alto medioevo la tortura diviene un modo ehe
non sarebbe esagerato chiamare scientifico di punizione, si sviluppa una
vera e propria arte del tormento ehe serve a colpire non solo i criminali,
ma soprattutto gli eretici, gli avversari politici, i ribelli all’ordine sociale.
Questo aspetto del tormento costituisce una macabra forma di bellezza
agli occhi dell’uomo medievale, ehe infatti la raffigurera su un piano iconografico
con ricchezza di particolari. Ogni cultura, ogni popolo sembra
aggiungere qualcosa a questo museo dell’orrore. La tradizione germanica
si unisce a quella latina, gli abbacinatori di Bisanzio forniscono consigli
agli impalatori d’Oriente. La summa di queste esperienze si avra con i processi
alle streghe. Pur senza lasciarsi coinvolgere da distorsioni Ietterarie
0 da falsi propagandistici, e doveroso ricordare la serieta quasi scientifica
con cui la tortura venne applicata nei confronti di questi gruppi devianti.
D’altronde, agli occhi dei giudici e di chi li autorizzava ad agire, nessuna
pena era suffi.ciente per chi si era macchiato di delitti tanto orrendi, contro
Dio (I’eresia, la magia nera) e contro l’uomo (I’assassinio di vittime
sacrificali, soprattutto bambini). Ecco perehe la procedura inquisitoria e
demandata all’autorita legalizzata e legittimata. E‘ questa certamente una
garanzia di giustizia, infatti nel Malleus maleficarum si dice espressamente
ehe „nessun altro deve intromettersi, nel caso di un attacco alla fede, oltre
al governatore“40. La tortura cioe esiste e si giustifica non come pura
esercitazione di una vendetta collettiva ma, ancora una volta, come atto
riparatorio di un torto morale prima ancora ehe sociale.
L’opera suprema di giustizia demandata all’autorita e quella di applicare
il supplizio, cioe la pena di morte. In questo campo, al contrario di
quello riguardante la tortura, i Romani erano stati i maestri. ll tema del
supplizio in epoca romana e stato esaurientemente trattato in occasione di
una tavola rotonda tenuta presso l’Ecole fran􀈊aise di Roma e non possiamo
ehe rimandare a quanto vi e stato messo a fuoco41.
40 Op. cit., p. 337.
41 AA.VV., Du chatiment dans Ia cite. Supplices corporels et peine de mort dans le
monde antique, Table ronde organisee par l’Ecole fran􀆎aise de Rome avec Je concours
99
La erudelta applieata nel supplizio trova una sua giustifieazione nella
sfera religiosa. Si tratta infatti della trasmissione, anehe a epoehe posteriori,
di un rito eomune alle soeieta pagane europee e a quelle extraeuropee.
La ritualita di questa proeedura risulta evidente dall’analisi dei metodi
eon eui veniva inferta la morte. L’ueeisione eioe non e soltanto un puro
e sempliee atto di suprema violenza, ma eontiene anehe il senso del saerificio,
sul quale ei soffermeremo tra breve. Quando ad esempio, siamo
tra il 1233 e il 1234, i Cavalieri Teutoniei del eonte Theodorie dovettero
affrontare la ribellione della Nattangia, riuseirono a eatturare nella foresta
di Christburg il eapo dei ribelli. Lo impieearono ad un albero e lo trafissero
con una spada „Cosi il guerriero del diavolo mori e rieevette eio ehe si era
meritato“42. Qui, piu del eommento del eronista eristiano, ei interessa il
rituale eon eui Henrik Monte viene ueeiso, probabilmente un rieordo ( o
una voluta parodia) di pratiehe pagane ehe riehiedevano l’ueeisione del
primo prigioniero preso in battaglia, ehe veniva appieeato a un albero e
poi trafitto eon una pieea. Dal modo in eui il sangue veniva emesso dalla
du Centre national de Ia recherche scientifique (Rome, 9-11 novembre 1982), Coll. de
l’Ecole Fran􀌈aise de Rome 79 (Paris 1984); tra le relazioni ehe maggiormente interessano
i1 nostro tema si vedano quelle di Carmine Ampolo, Un supplizio arcaico: l’uccisione
di Turnus Herdonius (per Ia pena di morte inflitta tramite affogamento o sepoltura,
un tipo di supplizio volutamente non cruento}, pp. 91-96, Fran􀌈ois Hinard, La male
mort. Executions et statut du corps au moment de Ia premiere proscription, (sul tipo di
esecuzione per decapitazione dei proscritti, cui seguiva l’opera di umiliazione inflitta al
cadavere tramite Ia mutilazione), pp. 295-311; Denise Grodzynski, Tortures mortelles
et categories sociales. Les summa supplicia dans le droit romain aux IIIe et IVe siedes
(sulle pene di morte riservate agli appartenenti alle classi sociali piu hasse}, pp. 361-
403 e Jean-Louis Voisin, Les Romains, chasseurs de tetes, pp. 241-293, particolarmente
interessante in quanto ci illumina su come anche a Roma, e quindi non soltanto nei
territori barbarici, fosse in uso una pratica „crudele“ ehe trovava le sue giustificazioni
nella politica, nella religione e nelle esigenze militari. ll volume e stato recensito da P.
Sabbatini Tumolesi, Rivista di Filologia e Istruzione Classica 114 (1986) 219-224, ehe
ha messo in rilievo l’aspetto dell‘ analisi socio-psicologico contenuta in questi contributi,
ehe tendono a spiegare le motivazioni dei vari tipi di condanne, torture e supplizi „sottilmente
e spesso motivatamente differenziati“ (op. cit., p. 220). La benemerita attivita
dell’Ecole e continuata con Ia tavola rotonda dedicata nel 1984 al banchetto sacrificale,
un tema connesso a quello preso in esame in precedenza (una parte degli interventi e
stata pubblicata nei „Melanges“ dell’Ecole).
42 Die Deutschordenschronik des Nicholas von Jeroschin, citato da Urban, op. cit., p.
303.
100
ferita si poteva interpretare se gli dei avrebbero decretato il successo o il
fallimento dell’impresa. Troppo lontano ci porterebbe il parallelismo con
la morte del dio Baldur, pure trafitto dopo essere stato appeso all’albero
Y ggdrasil e con quella di Cristo, ambedue indubbiamente fatti sacrificali.
La modalita della morte dunque non e un puro e semplice esercizio di
efferatezza, ma risponde a precise esigenze rituali. Senza dover sconfinare
in territori culturali troppo lontani, si ricordino le pratiche degli indigeni
dell‘ America centromeridionale, in particolare degli Aztechi, dobbiamo
sottolineare questo aspetto solenne della crudelta. Abbiamo ricordato in
precedenza un sanguinario per eccellenza, al-Hakim. Quando egli invia
a morte uno dei suoi peggiori nemici, Abu Rakwa, ehe nel 1005 si era
rivoltato contro di lui, lo fa accompagnare al luogo dell’esecuzione da un
sontuoso corteo. Schiere di soldati e quindici elefanti splendidamente decorati
}o scortano. fi ribelle e issato SU UD cammello, UDa scimmia ammaestrata
gli frusta il volto, con molta efficacia, visto ehe quando Abu
Rakwa viene tirato giu affinehe il boia gli tagli la testa e gia morto43• Qui
non troviamo soltanto la volonta di deridere il ribelle ehe avrebbe voluto
farsi re e ehe ora veniva scortato appunto come UD sovrano, ma anche il
chiaro richiamo a UD rito preislamico di sacrificio solenne.
La pena di morte ha del resto un significato sociale, in quanto tende
a limitare la violenza all’interno di una societa. Essa quindi deve essere
inflitta al criminale, anche se come conclude Arno Borst analizzando
UD episodio contenuto nella biografia del domenicano Enrico Suso, ehe
potrebbe essere avvenuto attorno al 1 327-1330 nella foresta di Colonia,
„l’odio medievale contro gli assassini si nutre piu della paura dell’uccidere
ehe del venir uccisi“44 . n bandito quindi e il naturale oggetto di questa
violenza „giusta“ . Qui dovremmo pero allargare il discorso e prendere
in considerazione quanto Michel Foucault ci ha insegnato a proposito
dell’analitica del potere. Non dovremmo cioe fermarci alla semplice relazione
causa-effetto, ma dovremo cercare relazioni di corrispondenza e
di implicazione indiretta. La crudelta esercitata dal potere, potremmo
concludere, non e cioe soltanto un effetto45. E‘ infatti innegabile ehe la
concezione della giustizia, come fu vista e applicata almeno nell’alto medio-
43 Decobert, op. cit., p. 348.
44 A. Borst, Forme di vita nel Medioevo, (tr. it., Napoli 1988), p. 628.
45 Rimandiamo a M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (tr. it.,
Torino 1976).
101
evo, conteneva ancora una parte dei presupposti di violenza bruta ehe la
avevano caratterizzata neUe societa barbariche e ehe quindi talora, piuttosto
ehe moderare la violenza, la aizzo. Per quanto riguarda il criminale,
ancora fino alla meta del Seicento, la pena meno violenta, cioe la detenzione
inflitta in base alla gravita del crimine, viene dopo la pena di morte,
la tortura, la galera a vita e il bando a vita, cioe per ultima46.
Ne molto diversa e la violenza esercitata, sempre nel medioevo, nei
confronti deUo straniero, uno degli emarginati deUa societa contro il quale
spesso esplodeva l’odio deUe foUe e il disprezzo degli inteUettuali. Gli
esempi non mancano, uno ehe ci sembra particolarmente interessante e
riportato neUa Guida del pellegrino di Santiago, del chierico e cavaliere
francese Aimery Picaud, il quale disprezza Baschi e Navarresi, giustificandosi
anche col fatto ehe la schiatta di questi ultimi „per costumi e per
natura, essa e diversa da qualsiasi altro popolo“ e, elencandone i vizi e
difetti, non manca di citare ehe e „esperta in ogni violenza, feroce e selvaggia
… empia e dura, crudele e calunniatrice“ e conclude dicendo ehe il
Navarrese e il Basco „sono in tutto nemici deUa nostra razza gallica; per
un soldo, se potessero, ucciderebbero uno deUa Gallia“47. Quando ci troviamo
di fronte a queste accuse, dobbiamo pero guardare anche altrove,
ci accorgeremo aUora ehe neUa coscienza cavaUeresca francese era sempre
vivo il ricordo del tradimento dei Baschi ehe il 1 5 agosto del 778 avevano
teso un’imboscata alle truppe di Carlo Magno, massacrandole. L’episodio
di Roncisvalle restera per molti secoll neUa memoria poetica deU’intera
europa cristiana. E, visto ehe parliamo di accuse di crudelta, come non dimenticare
ehe furono soprattutto i chierici a tramandarci la fama di crudeli
pirati attribuita ai Normanni, fatto del resto comprensibile, dato ehe avevano
visto distruggere una parte del patrimonio contenuto neUe proprie
chiese e nei propri monasteri. Ugualmente, ce lo ricorda Andrew McCall,
furono sempre i chierici a trasmetterci l’immagine deUe orribili crudelta di
cui si macchiavano i briganti e i fuorilegge deUe varie contrade d ‚Europa 48 .
46 Si veda l’ordinanza francese del 1670 citata da B. Geremek, La pietä. e Ia forca.
Storia della miseria e della caritä. in Buropa (tr. it., Bari 1988), p. 217.
47 II testo e riportato in R. Oursel, La via lattea. I luoghi, Ia vita, Ia fede dei pellegrini
di Compostela (tr. it., Milano 1985); per il passo citato vedi p. 221.
48 A. McCall, I reietti del medioevo (tr. it., Milano 1987-1982), p. 62. I! rapporto tra pi·
rata e criminale risulta evidente sul piano dell’uso linguistico, infatti l’italiano farabutto
e &tato fatto derivare daJ basSO tedesco Freibeuter, oJandese vrijbuiter, COT.5aro, predone,
102
L’esercizio di una „giusta“ crudelta insomma trova la sua motivazione
su un piano religioso (la lotta all’eretico o all’infedele) come su quello
politico, anche per quanto riguarda il mantenimento del potere da parte
del principe. Invece dei noti esempi forniti dal Machiavelli preferiamo
qui menzionare le parole di un altro grande del Rinascimento, Francesco
Guicciardini: „Ne Alessandro Magno, ne Cesare, ne gli altri ehe sono stati
celebrati in questa laude, usorono mai clemenza per la quale conoscessino
guastare o mettere in pericolo lo effetto della sua vittoria, perehe sarebbe
forse piu presto demenza; ma solo in quegli casi ne‘ quali lo usarla non
diminuiva loro sicurta e gli faceva piu ammirabili“49.
Quando, alla vigilia della lliforma, il cardinale Luigi d’Aragona percorre
le contrade della civile Germania (ed e il suo cronista a sottolineare
questo aspetto di civilta), egli resta colpito, si trova nei pressi di Colonia
(ancora una volta questa citta cara a ricordi legati a briganti) dai luoghi
destinati al supplizio: „ll tormento de le rote e questo ehe sopto le brazze
del condennato ad morte pongano doi legni distesi in terra, et lo boia o
manigoldo con la bocta de una rota de lignamo li spezza il brazzo, poi
l’altro. et similimente tucte due le gambe et per ultimo lo spezza con dicta
rota per mezzo de la schena, et cosi spezzato sopra de quella sullevato
quanto e l’altura de un gran trave piantato in terra, l’esce el misero fiate;
et veramente ehe tal morte e crudelissima, impero ehe molti disventorati
per magior pena et distratio in cotale horrendo spectaculo son stati vivi
doi et tre giorni. Et di simili rote ehe sciascuna desse havea il suo in cima,
in tal luoco fu, ehe ne troviamo piantato tucto un campo“50.
n campo dei supplizi, nel suo essere uno spazio chiuso, e gia di per
se ricordo di un ambiente sacro. Questa connotazione di sacralita pagana,
siamo in pieno Rinascimento, si ricordi bene, risulta chiara dalla
descrizione ehe ne fa sempre il cronista del cardinale: „Per tucto habiamo
ehe giunse in Italia, piu specificatamente a Roma, nel XVII secolo come frabbutto, riallacciandosi
cosl alla doppia semantica del tipo jilibu$tiere ehe invece ci e giunto tramite
lo spagnolo, vedi G. Contini, Un presunto ispanismo italiano da eliminare, in Estudios
dedicados a Menendez Pidal, II (Madrid 1951), pp. 149-162.
49 Ricordi, ed. R. Spongano (Firenze 1951), c. 73, p. 84; si veda anche il cap. seguente:
„Non procede sempre el vendicarsi da odio o da mala natura, ma e talvolta necessario
perehe con questo essemplo gli altri imparino a non ti offendere“ (op. cit., p. 85).
50 Itinerario del viaggio del cardinale Luigi d’Aragona, steso da Antonio de Beatis, in
A. Chastel, Luigi d’Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l’Europa
(Bari 1987), p. 209 del testo originale (il viaggio fu compiuto negli anni 1517-1518).
103
trovato rote et forche infinite, quali non meno sonno ornate di fabrica, ehe
in vero le fanno ornatissime et sumptuose, ehe di homini appicati et anche
de alcune donne iustificate, de modo ehe da cio se comprende ehe se fa
gran justitia, quale non e dubio in tali paesi sia neeessarüssima“51.
La decorazione del patibolo potra sembrare un macabro orpello di una
giustizia peraltro „necessarissima“ , come il de Beatis ci tiene a precisare,
ma la sua funzione sara piu facilmente comprensibile se teniamo presente
questa trasmissione a livello di cultura popolare, ehe quindi infiuenzava
quella dominante, del ricordo di una funzione rituale. Questa, sempre
a proposito del mondo germanico, ci e riconfermata attorno al 1463 da
un ancor piu autorevole uomo di Chiesa, Enea Silvio Piccolomini, il futuro
papa Pio II, il quale ci informa sulla conclusione della congiura di
Holzer contro Alberto di Vienna. Aleuni dei capi della rivolta, dopo aver
subito l’interrogatorio, „in publicum adductis inter ipsa pascalia festa speetante
populo cervices praecisae sunt, tantum religioni Albertus attribuit.
In cuius potestate usque in hanc diem Vienna perseverat, metu coercita:
digna tali domino, cui iustus demensque placere non potuit“52.
Al Piccolomini, cui preme mettere in rilievo la „barbarie“ germanica
(aveva eoncluso il capitolo precedente a quello da cui abbiamo tratto la
citazione con queste parole „Tantum italici mores barbaricos superant!“)
sfugge dunque la ritualita dell’esecuzione, ehe cade appunto nel periodo
pasquale. E‘ comunque comprensibile come l’uomo di Chiesa guardi a
questa esecuzione non come a un retaggio di una cultura folclorica, ma
come a „un altro esempio della ferocia barbarica“53 . Ma, dovremmo
chiederci, si applicava nella civile Italia una migliore giustizia? Ne dubitiamo,
basti ricordare l’episodio, un capolavoro della prosa villaniana,
riguardante „certi nobili ribelli di Firenze“ cui „furono tagliate le teste“.
Nel 1270, racconta il cronista, aleuni fuorusciti ghibellini cadono nelle mani
degli alleati di re Carlo d’Angio, il quale ordino ehe fossero giudicati come
traditori della corona e come tali condannati a morte, „a‘ quali fue loro
tagliate le teste il di di Santo Micheie di maggio. E la mattina, quando
s’andavano a giudicare, Necarozzo domando messer Azzolino: „Ove andia-
51 Op. cit., p. 208 della Relazione.
52 Enea Silvio Piccolomini, I commentarii, ed. L. Totaro (Milano 1984), XI, 11, p.
2153-2157.
53 lbid. 2153.
104
mo noi?“ . Rispuose il eavaliere: „A pagare un debito ehe eci laseiarono i
nostri padri“ „54•
Aneora una volta un riferimento a una stagione del saerifieio pagano, il
maggio, ehe puo essere beninteso easuale, ma ehe ei rieonferma la saeralita
eon eui il supplizio eontinuava ad essere sentito nel medioevo.
Non dobbiamo dunque sottovalutare questo elemento sotto un profilo
antropologieo. ll eorteggio ehe aeeompagnava i eondannati alla morte
ei rammenta il rito della pagana alleanza eon Dio, ehe riehiedeva queste
maeabre messe in seena, eome riehiedeva la parteeipazione del popolo ehe
doveva rivestirsi del sangue del „giusto“ (ma ai suoi oeehi quasi mai lo
era) affinehe il rito si eompisse in tutta la sua grandezza. Certo, a noi
resta nella memoria soprattutto il gusto del maeabro di eui queste folle
davano prova, la forza misteriosa ehe ei spinge ad osservare la sofferenza
degli altri, sia essa mostrata in un eampo dei supplizi, eome sulla pubbliea
piazza di una eitta franeese negli anni del Terrore, o in un’arena dove una
eorrida si eonclude eon la morte del toro se non addirittura del torero. La
morte in diretta ha del resto aneora il suo faseino, se e vero ehe negli Stati
Uniti si e addirittura diseusso sull’opportunita di permettere ad una televisione
privata di trasmettere l’eseeuzione di un eondannato alla eamera
a gas55. Anche qui avremo il roveseio della medaglia, ehe sara rappresentato
dalle memorie dei vari boia (il „manigoldo“ , e qui la storia del lessieo
54 Op. cit., VIII, 35, p. 467. Conticino degli Uberti, pa.rente di Neca.rozzo, fu risparmiato
in virtu della sua giovane eta, ma morira di ll a qualehe anno nella prigione di
Capua.
55 Da una notizia della stampa, „Newsweek“, 1/4/1991, p. 44. Come ricorda Adam
Bedau in „The Death Penalty in America“, l’esecuzione pubblica, fino al secolo passato,
rappresentava un evento molto comune nella societa nordamericana. E‘ da nota.rsi ehe
l’abolizione dell’esecuzione in pubblico fu richiesta non solo da ehi era contrario alla
pena di morte, ma anehe da ehi era favorevole, infatti spesso il condannato suscitava
piu spesso Ia compassione e Ia simpatia degli astanti piuttosto ehe il loro disprezzo.
L’ultima esecuzione pubblica fu tenuta nel 1937. Un altro aspetto interessante rigua.rda
Ia battaglia legale ehe Ia televisione privata di San Francisco sta conducendo per ottenere
i1 permesso di entrare nel braccio della morte di San Quintino; all’obbiezione
ehe, se non fasse altro, l’esecuzione non andrebbe ripresa per ragioni di buon gusto,
il responsabile della rete ha ribattuto ricordando ehe il pubblico ha gia visto in televisione
l’esecuzione di Ceaucescu, le decapitazioni dell’Arabia Saudita e le esecuzioni
dell’lrak, Iran e Vietnam, quindi lo stato di California non puo pretendere ehe solo le
condanne a morte eseguite dal governo americano siano inadatte alla trasmissione televisiva.
Spunti interessanti sull’a.rgomento della pena di morte in questione si trovano
105
potrebbe dirci tante altre cose sui risvolti ambigui di una mentalita) da
Mastro Titta, il boia del papa, al sergente Wood ehe impicco i condannati
di N orimberga. La maschera del boia, per ricorrere a una felice espressione
adottata da Franeo Vazzoler56, e una maschera tragica, quanto quella del
condannato ehe gli offre il collo. Ma in fondo, nessuno era veramente
colpevole, perehe tutti erano colpevoli, le vittime come i carnefici, perehe
i primi erano ricorsi a una uguale violenza, o ad essa ricorreranno i loro
sodali, ne del resto il limite ehe divide la giustizia dall’ingiustizia e facile
da rintracciare. A distanza di secoli, quella distinzione e sfumata, sfuocata
nell‘ assopirsi delle polemiche, degli odi di parte e delle falsificazioni propagandistiche.
Chi fu il vero colpevole, Perugia ehe si rivolta ad Augusto
o Augusto ehe la rade al suolo uccidendo ogni essere vivente in essa contenuto?
Sia l’uno ehe gli altri possiedono un pezzo di verita, se dovessimo
ascoltarli tutti, e siamo sicuri ehe Dio lo abbia fatto, come aveva espressamente
riconosciuto il „buon“ vescovo Arnaldo di Citeaux, li manderemmo
tutti assolti, o li condanneremmo tutti. Nell’epoca delle lotte intestine,
dei contrasti tra Comuni e all’interno di Comuni, delle dispute tra ortodossi
e eretici, tra inquisitori e streghe, fu solo il corso dell’umana fortuna
a riempire gli alberi degli impiccati degli uni e non degli altri e forse a
noi non resta ehe osservare quell’albero con il distaccato sarcasmo di un
Fran'<ois Villon, rimpiagendo, come le vittime certamente rimpiansero, ehe
esse fossero state private della „bella morte“, sostituita con la sofferenza
e l’umiliazione. Quel diffusissimo libretto di pieta ehe circolo nella seconda
meta del XV secolo, l’Ars moriendi, non contemplava questi casi, ma
e indubbio ehe il massimo della crudelta fosse rappresentato proprio dal
in A. Bedau, Death is different. Sturlies in the Morality, Law, and Politics of Capital
Punishment, Boston 1987.
56 F. Vazzoler, (a cura di) La Masehera del Boia. Testi letterari italiani del XVI e XVII
secolo sul carnefice (Genova 1982). Spunti interessanti sull’argomento in generale si
trovano in P-H.Stahl, Histoire de Ia dokapitation (Paris 1986), ehe prende lo spunto da
quanto si verifivaca nell’ambito dell’impero ottomano, soprattutto per quanto riguarda
i rituali ehe accompagnano Ia morte e quelli relativi alla „caccia alla testa“ di cui
abbiamo parlato in precedenza a proposito di popolazioni dell’Europa sia occidentale
ehe orientale. Da tenersi presente anche quanto l’autore scrive a proposito della „morte
infamante“, tendente a punire l’anima e non soltanto il corpo del condannato. Secondo
Stahl il ricordo dei sacrifici umani si tramanda nel rituale della decapitazione, una
pratica ehe comunque va vista come il risultato di un complesso di motivazioni, anche
politiche (op. cit., pp. 188-189).
106
privare il condannato della propria dignita, prima ancora. ehe della vita
eterna allorche gli si nega.va.no i sa.cra.menti57.
n saerifieio eome eategoria antropologiea e stato studiato a.pprofonditamente
negli ultimi anni, bastera eita.re soprattutto i lavori di Walter
Burkert (1972), di Rene Girard (1972), di Jean-Pierre Verna.nt e Ma.rcel
Detienne (1979) e quelli diseussi in un eonvegno tenuto nella. Certosa
di Pontignano nel 198358. L’argomento e importante perehe ad esso si
lega come corollario quello della erudelta, in quanto il saerifieio eontiene
elementi „cruenti“ (ei riferiamo qui al signifieato etimologico). E‘ noto
eome in area mediterranea il saerifieio di animali e di prodotti agrieoli
abbia sostituito !’originale saerifieio umano, ehe eomunque sopravvisse,
nella sua ritualizzazione, sotto altre forme. Ma mentre i popoli mediterra.nei,
dai Greei ai La.tini, dagli Etrusehi ai Micenei, dagli Ebrei agli Arabi,
mostra.rono appunto uno sviluppo nella loro aceulturazione giungendo alla
spa.rtizione di earne animale e non piu di quella umana59• Altre societa
inveee o non giunsero a.ffatto a tale modifica.zione o vi giunsero in epoea
relativa.mente tarda., eomunque quando presso Greei e Latini la trasforma.zione
era. gia a.vvenuta. E ‚ naturale quindi ehe questi ultimi osservassero
la eruenza del saerifieio in uso presso altre popolazioni eome una manifestazione
di barbarie, a.nehe se le motivazioni eultura.li era.no le medesime.
Questo atteggiamento risulta. evidente da. quanto scrisse Erodoto (IV
62) a proposito dei saerifici offerti dagli Seiti al dio Marte ( eioe al loro dio
della guerra), in cui, oltre alla eomune offerta. di prodotti agrieoli e di ea.-
57 Sul tema dell’arte del ben morire vedi Je belle pagine di A. Tenenti, I1 senso della
morte e l’amore della vita nel Rinascimento (2 ed., Torino 1989), pp. 62 e segg. Come
ricorda Le Goff, nell’alto medioevo i monaci irlandesi si rifiutavano di evangelizzare i
vicini anglosassoni, ehe consideravano loro nemici, in quanto, una volta morti, volevano
destinarli all’inferno, senza correre il pericolo di doverli incontrare in paradiso (op. cit.,
p. 167).
58 I risultati di questi studi hanno portato alla conclusione ehe non esiste una teoria
unica del sacrificio ehe copra fenomeni tra loro geograficamente molto distanti, pertanto
oggi si preferisce esaminare Je singole realtä. culturali o quelle tra loro imparentate ( vedi
quanto scrivono Cristiano Grottanelli e Nicola F. Parise nell’Introduzione a Sacrificio e
societä. nel mondo antico (Bari 1988), p. VI).
59 Si veda l’analisi presentata a proposito del sacrificio come rito alimentare da M. De·
tienne – J. P. Vernant, La cuisine du sacrifice en pays grec (Paris 1979). Per Ia spartizione
come era ritualizzata nel mondo latino si veda J. Scheid, La spartizione sacrificale
a Roma, in Grottanelli-Parise cit., pp. 267-292.
107
valli, si ueeidono, sgozzandoli e raeeogliendone il sangue in un reeipiente,
dopo averne eosparso il eapo di vino, uno su eento dei prigionieri fatti
in guerra. Dopodiehe tagliano la spalla e la mano destra ai eorpi delle
vittime e laneiano le membra in aria, laseiandole la dove sono rieadute.
Saerifieano poi delle vittime „ordinarie“ e si ritirano dal luogo saero. Qui
naturalmente non ci interessano tanto le origini, alle quali non furono probabilmente
estranei anehe rituali seiamaniei, di questo tipo di spartizione,
quanto l’impatto ehe sul Iettore greeo simili raeeonti ( e altri pure riportati
da Erodoto) dovevano avere. Lo stesso Iettore di lingua greea aveva
peraltro trovato eonferma di quanto riportato da Erodoto nella deserizione
ehe dei Cimbri aveva laseiato Strabone nel I seeolo a. C., seeondo il quale
(la seena e raffigurata an ehe su un bacile d ‚argento di Gunderstrup nello
Jutland) le saeerdotesse eimbre guidavano i prigionieri fatti in battaglia,
dopo averli inghirlandati, presso un grande reeipiente di bronzo, destinato
a raeeogliere il loro sangue una volta ehe fossero stati sgozzati. Anehe
qui il saerifieio aveva il valore di ringraziamento rivolto agli dei tramite lo
spargimento del sangue60.
ll eronista romano non manehera aneh’egli di notare uguali eostumi
presso i popoli appena eonquistati o da eonquistare, eosi Cesare nel De
bello gallico (VI 19) rieorda ehe fino a non molto prima della eonquista
romana la eerimonia funehre dei Galli era aeeompagnata dal rito del saerifieio
di „servi et elientes“ eari al defunto, ehe venivano brueiati eon
lui. Sempre a proposito dei Galli, troviamo in Strabone un passo illuminante.
Basandosi su quanto aveva testimoniato Posidonio, egli deserive
l’abitudine in uso presso questa popolazione di ornarsi dei erani dei nemiei
uceisi in battaglia e aeeenna alla pratica mantiea di Ieggere il futuro nei
viseeri di un prigioniero trafitto nel ventre da una spada, ma „furono i
Romani ehe misero fine a questo eostume, eome del resto a ogni pratiea di
saerifieio e di divinazione eontraria ai nostri usi“61 • Questo passo va sottolineato,
in quanto ei indiea la diseriminante ehe divideva il popolo „eivile“
60 Sull’importanza dello spargimento di sangue nel rito sacrificale antico si veda C. Grottanelli,
Uccidere, donare, mangiare: problematiche attuali del sacrificio antico e M.
Detienne, I limiti della spartizione in Grecia, in: Grottanelli-Parise cit., pp. 16-23 e
177-191.
61 IV 4,5. Strabone si riferisce anche ad altri tipi di sacrificio umano; i Galli usavano
infatti crocifiggere Je vittime nel tempio per poi trafiggerli con Je frecce, oppure Ii
facevano sbranare da animali selvatici a mo‘ di olocausto (ibidem).
108
da quello „barbaro“ nei termini ehe abbiamo sintetizzato all’inizio. I Romani
cioe ( e naturalmente i loro antenati eulturali, i Greei) avevano posto
un limite alla erudelta saerifieale, mentre i „barbari“ non lo avevano fatto
(non sembra del resto ehe gli serittori latini, rieordando eon nostalgia le
virtu antiehe, abbiano mai rivendieato la propria eredita eruenta in questo
eampo ). La eondanna della eultura greeo-latina non e dunque indirizzata
eontro la pratiea in se della morte inferta a una vittima, tanto e vero ehe
adottarono su larga seala il supplizio pubblieo, ma sulla „qualita“ di tale
saerifieio, ehe nel loro universo religioso non richiedeva piu lo spargimento
di sangue della vittima saerifieale, eioe, in sostanza, dell’innoeente. La
morte restera inflitta eon erudelta, ma ad essa verra data una diversa motivazione,
ehe non e piu rituale, ma soeiale. Il suppliziato diviene eioe tale
in quanto „nemieo“ o „estraneo“ al suo ordinamento e quindi perieoloso,
sia egli avversario eatturato in battaglia o predone sorpreso sulla strada.
La erudelta si e dunque spostata dal piano religioso-rituale a quello soeiale,
pur eonservando la seeonda una parte dei riti e delle eerimonie ehe avevano
originariamente aeeompagnato lo spargimento di sangue saerifieale. La riforma
romana, ehiamiamola pure eosi, in questo eampo venne applieata
infine ai popoli eonquistati, eome appunto ei eonferma Strabone, mentre
la dove non potra essere adottata, cioe la dove le legioni non giungono,
continuera a maggior ragione a regnare quella ehe sara sempre piu faeile
designare eome „barbarie“. Questo sviluppo del pensiero romano deve aver
pero rappresentato un ulteriore mutamento avvenuto nell’ambito della societa
e della mentalita religiosa latina, infatti, ci rieorda Lelia Craceo Ruggini,
gli stessi Romani, all’epoea dell’invasione galliea in Italia, avevano
adottato riti ehe possiamo definire di „repulsione“ nei eonfronti dei Galli.
Questi riti consistevano nel seppellire vive nello spazio saero del tempio
coppie di Greci e di Galli, una forma di sacrifieio ehe verra ripetuta altre
volte in momenti di pericolo, eomunque, pare, non piu tardi del 113 a. C. 62.
62 Craeeo Ruggini, op. eit., pp. 191-192. A proposito della relazione ehe intereorre tra
spazio saero e sacrifieio umano non dobbiamo dimentieare ehe an ehe a Roma si eonservo
l’uso del saerifieio eonnesso eon Ia fondazione di un edifieio, peraltro diffuso anehe
tra Celti, Slavi, Teutoni, Sassoni e Seandinavi, nonehe fuori d’Europa. Se dobbiamo
prestare fede a Frederick Elworthy, aneora nel seeolo seorso furono doeumentati easi
analoghi in Europa, e pare ehe addirittura i eristiani dei primi seeoli, vedi il easo di
San Colomba, a.bbiano fatto rieorso a. questa. pra.tica. propizia.toria., vedi F.Th.Elworthy,
L’oeehio del diavolo (tr. it., Mila.no 1988), p. 75 (Ia prima. ediz. e del 1895). A questa
tra.dizione, lega.ta a.l eoneetto di geniu3 loci, ha fatto riferimento Giuseppe Coeehiara,
109
n modello era probabilmente di origine etrusea, questo popolo infatti aveva
dovuto subire attaeehi, anehe simultanei, di Galli e di Greei di Siraeusa.
In ogni easo, in epoea piu tarda la eondanna per tali saerifiei umani
e unanime negli autori classiei, anehe per il sempliee motivo ehe talora
erano gli stessi Romani a farne le spese, come avvenne quando i Cherusci
vittoriosi saerifiearono a Wodan i prigionieri romani catturati in battaglia
(ugualmente nel 59 d.C. gli Ermunduri saerificarono al dio della guerra
i Catti catturati). Naturalmente dobbiamo anehe porei il problema di
quanto frequenti fossero questi saerifiei umani presso i Germani; per lo
meno i reperti areheologiei ei invitano alla prudenza, dato ehe ben poeo e
venuto alla luce63.
In eonclusione, pur dovendosi distinguere tra sacrificio e supplizio,
non dobbiamo dimentiearne la loro eomune origine. L’Europa preeristiana
conobbe ovunque la pratiea del saerificio umano propiziatorio, un
rito in origine certamente legato a eulti della fertilita64. Sulla seorta degli
esempi riportati da Mireea Eliade, possiamo rilevare eome questi rituali in
una eerta misura contenessero, nell’ambito di aleune culture, soprattutto
dell’Europa germaniea, anche una potenzialita „aggressiva“, in quanto la
vittima talora era l’estraneo ehe si avvieinava ai campi all’epoea del raecolto65.
La doppia funzione di difesa del raecolto ( o della terra) e di
saerifieio per mantenerne la fertilita rinforza il ruolo svolto dal sacrifieio
eruento. Come infatti e noto, lo seopo del rituale e di riattualizzaJ:e la
il quale pero ei avverte ehe a Roma si proeedette anehe alla sostituzione delle vittime
eon dei fantocei; e da notarsi ehe questa e a sua volta una fase evolutiva di un’altra
sostituzione, quella ehe aveva portato, sempre a Roma, a saerifieare il prigioniero, lo
schiavo o il criminale al posto dell’uomo, della donna o del bambino. Ancora Cocchiara
ci ricorda eome le vittime sostitutive a loro volta eon Ia morte „guadagnano una nuova
potenza ehe da esseri trascurabili li fa diventare esseri protettori“, G.Coechiara, Il paese
di Cuccagna e altri studi di folklore (Torino 1980; la ediz. 1956), pp. 122-123. Il ehe,
aggiungiamo noi, doveva essere di non poea consolazione per le vittime designate.
63 Rolf Haehmann avverte ehe· „Questi saerifici umani solo raramente sono attestati
dall‘ areheologia“, I Germani (Ginevra 1975), pp. 109-110.
64 A questo proposito riteniamo aneora valida l’analisi ehe nel 1948 presento Mireea
Eliade a proposito dei riti della fertilita nell’ambito di una societa agricola; Trattato di
storia delle religioni (tr. it., Torino 1976), pp. 354-363.
65 Si veda ad esempio la strofa di una canzone eantata nel distretto di Stettino all’epoca
della mietitura: „Colpiremo il visitatore,/con le nostre spade nude,fcon eui tosiamo
eampi e prati“ (Eliade, op. cit., p. 355).
110
Creazione, il saerifieio umano eioe va visto sotto la luee della neeessita
di una rigenerazione periodiea delle forze saere66. Questa esigenza eosi
assolutamente fondamentale per una soeieta, rende il saerifieio umano, in
seguito solo in parte sostituito da quello agrieolo e animale, parte integrante
del ritmo della vita. La erudelta eioe, nel senso etimologieo del
termine, ha la funzione di eonfermare, la dove e neeessario restaurarlo, un
legame tra l’uomo e la divinita, legame indispensabile per il mantenimento
del benessere dell’intera eomunita, ehe si rieonosee appunto nella vittima e
del eui saerifieio e parteeipe in quanto e presente anehe alla sua spartizione
e eonsumazione (e il rito alimentare ehe segue il saerifieio, anehe nel easo
di vittime umane) .
Questa fondamentale importanza della erudelta dal punto di vista
della eultura antiea e eosiddetta primitiva va dunque sottolineata. E‘
infatti ovvio ehe eostituirebbe per noi un gravissimo errore guardare al
fenomeno in questione senza eereare di eoglierne le valenze dal punto di
vista interno a queste soeieta e non alla nostra. La erudelta insomma
e aeeettata, giustifieata, rieereata perfino, ma, eome ci attesta l’esempio
greeo e romano, ad essa puo e deve essere posto un limite ehe ne regoli
gli eeeessi, ed e indubbio ehe la civilta greeo-latina, eome quella eristiana,
intenda rendere „mite“ il sacrifieio o semplieemente ritualizzarlo
eome nel easo dell’Euearestia eristiana. Cio spiega la eondanna del saerificio
umano, o per lo meno la sua eireoserizione, e il riferimento ad esso,
qualora persista in altre soeieta, eome a un fattore di „barbarie“. Dobbiamo
tornare ora a un argomento eui abbiamo aeeennato in preeedenza, e
cioe l’importanza del termine „eruento“ in relazione al ’saerifieio. Questo
ci porta a ricordare la trasparenza dell’etimologia stessa di crudelta, ehe
risale a una originaria radice indoeuropea signifieante sangue, dalla quale
proviene il latino cruor (*eru-} , da cui a sua volta abbiamo i derivati
crudus, „sanguinante“ e, ulteriore espansione semantiea, crudelis, „erudo,
crudele“ , crudelitas, „crudelta“, un concetto ehe oramai si e a.vvicinato
a quello di saevitia67• La crudelta, in sostanza, indicava originariamente
66 Eliade, op. cit., p. 359.
67 A. Ernout – A. Meillet, Dictionnaire etymologique de Ia Iangue iatin (4 ed., Paris
1979), s. v., p. 152. Per l’etimologia italiana si veda M. Cortelazzo – P. Zolli, Dizionario
etimologico della lingua italiana (Bologna 1988), I, p. 302. E‘ da notarsi ehe nella lingua
italiana uno dei sinonimi indicati per crudeltd e ba.rba.rie, e questo ci conferma Ia natura
del pregiudizio antibarbarico insito nella valutazione stessa di crudelta [vedi D . Cinti,
1 1 1
uno spargimento di sangue (da cui cruento) di tipo rituale. Potremmo
speculare sui motivi dell’evoluzione semantica di questo lessema, ma ei
sembra ehiaro ehe la crudelta, sia come termine della lingua ehe come
eoncetto, nasca dall’eccesso di spargimento di sangue per seopi sacrificali.
Ugualmente dunque il concetto sociale di crudelta si forma quando, presso
le soeieta piu evolute, questa offerta di sangue non e piu ritenuta necessaria,
tanto da venire sostituita da vittime animali o offerte vegetali. Si
tratta in eonclusione di un processo di aeeulturazione tra i piu rilevanti
tra quelli avvenuti nell’area mediterranea, un vero e proprio spartiacque
per la formulazione del concetto di „eivilta“ eome e inteso nella societa
occidentale. Questo passo eompiuto in un eampo di estrema importanza
quale era quello dei riti di fertilita e quindi di sopravvivenza cui era legato
un nucleo sociale, rappresenta insomma una delle piu importanti conquiste
della nostra aeculturazione e eome tale fu indubbiamente sentita da Greci
e Romani quando attribuirono a ehi continuava a praticare il sacrificio
umano o in ogni caso l’eeeesso di spargimento di sangue l’etichetta di
„barbaro“. Ma ancora una volta dobbiamo sottolineare ehe la condanna
andava ristretta allo spargimento di sangue rituale e non a quello tout court,
infatti l’uceisione dei nemiei, sia interni ehe esterni, se non eonsigliato altrimenti
per ragioni di opportunita politica, era ammessa e largamente
praticata da Greci e Romani, eome del resto il supplizio per eriminali e
sehiavi fuggitivi68 • L’atteggiamento assunto dal mondo antico era dunque
contraddistinto da questo dualismo, ehe costituisee solo in apparenza una
eontraddizione: esisteva una crudelta „buona“ e una „cattiva“ . La prima
si indirizzava a un benefico uso sociale e di conseguenza era accettata se
non direttamente auspicata, mentre la seconda era condannata in quanto
rappresentava una fase oramai sorpassata della civilta greco-latina.
ll medioevo eredito senza clubbio questa categoria di pensiero. Naturalmente
fu il cristianesimo a portare nuovi elementi di condanna nei
confronti della crudelta e della violenza in generale, ma esso conservava
anche l’eredita veterotestamentaria del sacrificio rituale ehe non ando del
Dizionario dei sinonimi e dei contrari. Nuova edizione coordinata da V. Ceppellini
(Novara 1990), s.v., p. 161].
68 Come ricorda Denise Grodzynski nel suo saggio citato, Ia situazione sotto questo
profilo degli schiavi non cambio con l’andata al potere di Teodosio e Giustiniano, il
cristianesimo cioe non riusci a cancellare l’applicazione della crudelta della pena di
morte diretta contro gli schiavi.
112
tutto perduta. Se da un lato la Chiesa e i suoi rappresentanti agirono
sul piano della moderazione dei costumi „barbarici“ introdotti in Italia
nell’alto medioevo, dall’altro le esigenze della sopravvivenza politica, religiosa
ed economica riproposero l’attualita e l’uso della crudelta come
strumento cli deterrenza nei confronti della violenza „ingiusta“ . Oggetto
e obiettivo della crudelta diviene quindi il „cliverso“ , sia egli collocato
all’interno della societa cristiana come all’esterno.
Infine, in un mondo violento quale indubbiamente era quello dell’Antichita
e del medioevo, nel quale la morte inflitta era un fatto quoticliano, la
crudelta esercitata tramite forme piu complesse, quali la tortura, assumeva
anche il valore di rendere, agendo sulla paura della punizione, meno violenta
una societa percorsa da turbolenze. In ogni caso certe forme cli
crudelta vennero viste dall’uomo antico e medievale come la ripetizione
cli un rito (si pensi all’etimologia cli supplicium69) il cui ricordo andava
via via clissolvendosi, ehe un tempo era stato il piu potente ed efficace
legame tra il corpo sociale e la clivinita (in termini cristiani potremmo
clire tra il fedele e il corpus Christi) . n luogo del supplizio cristiano Continuo
a essere collocato in spazi sacri gia ai pagani e la tortura adotto le
forme della spartizione una volta usate nel sacrificio alimentare70 . Questa
translatio e climostrazione della continuita culturale esistente tra eta antica
e evo medio. Ma e anche dimostrazione cli una societa ehe ai nostri
occhi cli moderni sembra assurdamente, cupamente crudele e sanguinaria.
Ma forse cio avviene soltanto perehe non sappiamo piu giudicare epoche
cosi lontane, 0 forse perehe la crudelta dei nostri giorni e una gratutita
manifestazione di violenza senza senso. Tra il conservare, come si faceva
a Vienna, in urne esposte nelle chiese il cuore e i visceri degli imperatori
e il desiderare di vedere in cliretta televisiva la morte cli un condannato
alla camera a gas, ambedue atti cli innegabile crudelta, c’e una clifferenza,
quella appunto ehe si usa definire come „civilta“.
69 Con 3upp/icium si indicava una supplica indirizzata agli dei; il termine passa a
indicare un sacrificio fatto alla divinitä. e poi Ia morte infiitta per punizione e infine un
piu generico „supplizio“ (Ernout-Meillet, op. cit., p. 669).
70 ll lat. tortura deriva da torquere, nel senso di „torcere le membra“, Ernout-Meillet,
op. cit., p. 696.
1 13
MEDIUM AEVUM QUOTIDIANUM
HERAUSGEGEBEN VON GERHARD JARITZ
SONDERBAND II
CRUDELITAS
The Politics of Cruelty
in the Ancient and Medieval World
Proceedings of the International Conference
Turku {Finland), May 1991
Edited by
Toivo Viljamaa, Asko Timonen
and Christian Krötzl
Krems 1992
Front page illustration: Martyrdom of Saint Barbara (detail),
Friedrich Pacher, Tyrolian, 1480-1490,
Neustift (Novacella), South Tyrol (Italy), Stiftsgalerie
Alle Rechte vorbehalten
– ISBN 3-90 1094 05 9
Herausgeber: Medium Aevum Quotidianum. Gesellschaft zur Erforschung der materiellen
Kultur des Mittelalters, Körnermarkt 13, A-3500 Krems, Österreich – Druck:
KOPITU Ges. m. b. H., Wiedner Hauptstraße 8-10, A-1050 Wien.
Contents
Preface 7
Andrew LINTOTT (Oxford): Cruelty in the Political Life
of the Ancient World . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Maarit KAIMIO (Helsinki): Violence in Greek Tragedy 28
Toivo VILJAMAA (Thrku): „Crudelitatis odio in crudelitatem
ruitis“ . Livy’s Concept of Life and History . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Katarüna MUSTAKALLIO (Helsinki): The „crimen incesti“
of the Vestal Virgins and the Prodigious Pestilence
Asko TIMONEN (Thrku): Criticism ofDefense. The Blam-
56
ing of „Crudelitas“ in the „Historia Augusta“ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
Christer BRUUN (Helsinki): Water as a Cruel Element in
the Roman World . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 4
Luigi de ANNA (Thrku): Elogio della crudelta. Aspetti
della violenza nel mondo antico e medievale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Greti DINKOVA-BRUUN (Helsinki): Cruelty and the Medieval
Intellectual: The Case of Peter Abelard . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
Christian KRÖTZL (Tampere): „Crudeliter affiicta“ . Zur
Darstellung von Gewalt und Grausamkeit in mittelalterlichen
Mirakelberichten . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
5
Thomas LINDKVIST (Uppsala) : The Politics of Violence
and the Transition from Viking Age to Medieval Scandinavia
Alain DUCELLIER (Toulouse): Byzance, Juge Cruel dans
un Environnement Cruel? Notes sur le „Musulman cruel“
dans l’Empire byzantin entre Vlleme et XIIlerne siedes
Asko TIMONEN (Turku): Select Bibliography
6
139
148
181
Preface
The present volume is a collection of the papers read at the conference
which was held in May 1991 at the University of Turku on the theme
The Politics of Cruelty in the A ncient and Medieval World. The general
aim of the conference was to advance interdisciplinary and international
collaboration in the fields of humanistic studies and particularly to bring
together scholars who have common interests in the study of our past.
The choice of the subject of cruelty naturally resulted from different study
projects concerning the political and social history of late antiquity and
the Middle Ages – the Roman imperial propaganda, the conß.ict between
paganism and christianity, the history of the Vandals, the Byzantine empires,
the Medieval miracle stories, to name some of them. Perhaps also
contemporary events had an influence on the idea that cruelty could be
the theme which conveniently would unite those various interests. And
the idea emerged irrespective of considerations whether or not we should
search for models in the Ancient World or join those who, as it seems to
have been a fashion, insist on investigating what we have common with
the Middle Ages.
One might argue – and for a good reason indeed – that cruelty is
a subject for anthropologists and psychologists, not for philologists and
historians. Where does the student of history find reliable criteria for
defining the notion of cruelty in order to judge the men of the past and their
actions, to charge with cruelty not only individuals but also nations and
even ages („the crudelitas imperatorum“ , „the Dark Ages“ , „the violence of
the Vikings“, „the cruel Muslims“ )? Is it not so that the only possibility is
to adapt our modern sensibilities to the past and to use our own prejudices
in making judgements about others? The prejudices – yes, but this is just
what makes the theme interesting for the historian because our prejudices
– our conception of cruelty, for instance – are part of the heritage of past
centuries. The events of our own day – maybe more clearly than ever – have
demonstrated that we live in a historical world. When we investigate the
history of the concept of cruelty we, as it were, Iook ourselves at a mirror
and learn to understand ourselves better. The concept of cruelty has two
sides. It is a subjective concept used to define and describe those persons
7
and those acts that according to the user of the term are negative, harmful,
humiliating, harsh, inhumane, primitive and unnatural; in everyday life
it is associated with religious habits – with crude remnants of primitive
religion, it is associated with passion, an uncontrolled mental state, or with
violence and with the exercise of power without justice. On the other hand
the term is used to classify people by their ethical and social habits, to
accuse, to invalidate and injure others; therefore the accusation of cruelty
refers to basic features of ancient and also Medieval thought, to the fear of
anything foreign, to the aggressive curiosity to define and subsume others
simply by their otherness.
Such were the considerations wich gave inspiration for arranging the
„cruelty“ -seminar. The conference was accommodated by the Archipelago
Institute of the University of Turku, in the island Seili („Soul island“) , in
an environment of quiet beauty of the remote island and sad memories of
the centuries when people attacked by a cruel fate, lepers or mentally ill,
were banished there from the civilized community.
The conference was organized by the Department of Classics of the
University of Turku in collaboration with the Departments of Cultural
History and Italian language and culture of the same university. It is a
pleasure to us to be able to thank here all those who helped to make the
congress possible. We would like especially to express our gratitude to
Luigi de Anna and Hannu Laaksonen for their assistance in preparing and
carrying out the practical arrangements. The financial assistance given by
the Finnish Academy and by the Turku University Foundation was also
indispensable. Finally, we close by expressing our gratitude to Gerhard
Jaritz, the editor of the Medium Aevum Quotidianum for the Gesellschaft
fü r Erforschung der materiellen Kultur des Mittelalters, for his kind COoperation
and for accepting this collection of papers to be published as a
supplement to the series of the studies on the Medieval everyday life. One
of the starting-points for organizing the „cruelty“ -conference was the firm
conviction that the Graeco-Roman Antiquity did not end with the beginning
of the Middle Ages, but these two eras form a continuum in many
respects, and the continuity was felt not only in the literary culture, in the
Greek and Latin languages which were still used, but also in the political,
social and religious structures of the Middle Ages. We think that this
continuity is amply demonstrated by the studies of the present volume.
Department of Classics, University of Turku, Finland
8

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